Tra nostalgici ricordi e grandi emozioni la figura e l’opera di Tonino Puddu, indimenticato Maestro del folklore nuorese, è stata ricordata con il memorial “Deo custa notte a tibe appo pessau”, proposto dall’Associazione Culturale “Tonino Puddu” presso il Teatro Eliseo e presentato da Giuliano Marongiu.
La manifestazione ha visto la presenza di vari artisti: Maria Luisa Congiu, accompagnata al pianoforte da Daniele Serpi; il Coro di Nuoro, diretto da Francesco Mele; il Coro Armonicamente, diretto da Sandro Pisanu, e Cantos de S’anima, con Simone Pala, Stefano Delogu e Gianluca Carta. Per l’occasione è stato presentato anche il cd Canta Nugoresu, con le più belle canzoni di Tonino Puddu e il libro Una vita sul pentagramma, pubblicazione contenente i testi e gli spartiti delle sue più belle composizioni.
Come Un’astore chi bolat in artu, la sua più celebre canzone, il ricordo dell’indimenticato maestro ha volteggiato con commozione sull’ampia sala del Teatro Eliseo durante la serata a lui dedicata, a dieci anni dalla prematura scomparsa, avvenuta il 21 ottobre del 2008.
Un ricordo, quello di Tonino, in cui riaffiora la formazione musicale giovanile il quel di Séuna, maturata tra le mura della chiesa di N.S. delle Grazie, da dove una volta addestrale le penne, il giovane “astore” avrebbe poi spiccato sicuro il volo nell’immenso firmamento musicale nuorese e in seguito della Sardegna e oltre i suoi confini. Un ricordo soprattutto affidato alle sue diffusissime composizioni, ormai diventate patrimonio della nostra tradizionale coralità sarda: Su Nugoresu, Puzones chi brincades, Sas campanas de Santa Maria, Su conzinu, Su laccheddu, Sa funtana, Nanneddu meu, Un’arbor’ e pache, L’hana mortu cantande, In mort’e babbu meu, A mama, Picca sa tassa, Su bolu ‘e s’astore, Sa pizzinnia, Bella si cheres bennere, Gloria, Santu, Non potho reposare, In su mont’e Gonare, Deus ti salvet Maria, Su perdonu, A s’andira, Gosos de N.S. de sas Grassias, Su sarmu de Davide e Sa crapola.
Tutti brani ormai diffusissimi, passati ai posteri, entrati ormai a pieno titolo nel repertorio di tutti i cori sardi.
«Non voglio dire, con tutto ciò – ricordava Tonino Puddu – “ai posteri l’ardua sentenza”, ma voglio sottolineare che già oggi si è in grado di vedere se una produzione risponda a certi criteri o meno e comunque che assolutamente legittimo che venga considerata cultura popolare anche quella che si fa oggi, non solo come ricordo della tradizione, ma anche e soprattutto come sviluppo e continuazione della tradizione stessa».
Michele Pintore
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