Anche a Macomer è stato ritrovato un volatile nel quale le analisi dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna ha riscontrato la presenza del virus West Nile, più comunemente conosciuto come febbre del Nilo. Si tratta di una cornacchia ritrovata morta nel cortile del Poliambulatorio, in vicinanza del quale si posa abitualmente uno stormo numeroso di questa specie. Il sindaco di Macomer, medico di professione, segue con attenzione la situazione.
«Sta diventando un problema serio – afferma Succu – favorito anche dal clima caldo umido, che non accenna a modificarsi. Se continua così servirà un piano di disinfestazione straordinario, almeno nelle aree più a rischio, al fine di abbattere la concentrazione dei vettori del virus, cioè delle zanzare, mai viste così numerose nel nostro territorio».
Nei giorni scorsi il Comune ha emanato un’ordinanza per prevenire il ristagno di acqua, o la sua disinfestazione quando non è possibile evitarlo, che è soprattutto affidata alla responsabilità delle persone.
Dal canto suo l’ANCI ha diramato delle indicazioni per la prevenzione, rassicurando che non è contagiosa da persona a persona e che la trasmissione del virus da zanzara a uomo avviene raramente. Negli anziani e nelle persone debilitate, in una percentuale molto bassa, (meno dell’1%), possono presentarsi sintomi gravi. L’80% delle persone infette non presenta sintomi. Non esiste un vaccino. L’unica prevenzione possibile – conclude il comunicato dell’ANCI – è impedire la puntura con repellenti per il corpo e zanzariere, oltre lo svuotamento dei contenitori di acqua, anche i più piccoli, come i sottovasi per i fiori.
E così, dopo molti anni, quando nel dopoguerra gli americani sconfissero con il DDT la terribile anofele, portatrice della malaria, torniamo ad avere paura delle zanzare. A Macomer il fenomeno non fu mai grave. Scriveva l’Angius, a metà 800, che i ristagni dopo le piogge, svanivano presto con il sole e che i casi di “febbre periodica”( così chiamavano la malaria, attribuita ai “miasmi delle paludi”), proveniva dalle zone basse dell’isola.
Pier Gavino Vacca