Ospedale di Bosa: si attende l’apertura del reparto Dialisi

C’é attesa a Bosa per l’apertura del reparto dialisi, collocato a pochi passi dall’attuale ospedale, inaugurato solennemente un anno e mezzo or sono ed ancora non funzionante.

Lo chiedono a gran voce gli amministratori comunali e la popolazione in una serie di assemblee che si sono recentemente tenute sul tema dell’ospedale in genere. Assodata la permanenza del nosocomio, perché riconosciuto “stabilimento in zona disagiata” e quindi scongiurata la paura di una sua scomparsa, rimane però il problema della ottimizzazione del suo funzionamento secondo gli ultimi dettami.

Secondo il sindaco di Bosa, Luigi Mastino, che è anche presidente della conferenza territoriale provinciale, la costituzione dell’azienda unica sanitaria a livello regionale è servita ad eliminare le disparità che si verificavano nelle diverse ASSL della regione, fino a provocare un passivo di 300 milioni, ma sta attraversando una serie di problemi derivanti dalla mancata sostituzione del personale che va in pensione e la conseguente mancanza di specialisti. Il problema colpisce il pronto soccorso di Bosa che non ha personale dedicato per 24 ore e deve essere sostituito, in caso di accompagnamento dell’ambulanza, con personale dei reparti di medicina e chirurgia. Altro inconveniente, secondo il primo cittadino, è che, inspiegabilmente, tutti i codici gialli vengono dirottati altrove, quando potrebbero essere trattati nell’ospedale della Planargia. Ancora per Luigi Mastino alcune attrezzature andrebbero sostituite, come per esempio la TAC che è un macchinario di gran lunga superato. E ancora per Mastino, una maggiore sollecitudine dovrebbe essere riservata alla riparazione degli strumenti, in particolar modo quelli della radiologia.

La popolazione della zona si accresce notevolmente durante l’estate, con la presenza dei turisti che affollano le vicine marine di Bosa, Magomadas e Tresnuraghes. La collocazione dell’ospedale in una zona a più di un’ora dagli altri è la circostanza che lo ha reso indispensabile. Sempre nei locali esistenti dovrebbe essere realizzato il così detto “ospedale di comunità”, ovvero una struttura che dovrebbe accogliere malati che non hanno bisogno di un ricovero specialistico e che possono essere seguiti dal medico di famiglia. È attesa, inoltre, la “casa della salute”, ovvero una struttura che accolga gli specialisti per coloro che non hanno bisogno di ricovero. Su queste ultime si attendono ulteriori chiarimenti che, però, ancora non arrivano.

Pier Gavino Vacca

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