Uno dei maggiori reporter italiani, Romano Cagnoni, è morto oggi all’età di 83 anni.
Nato a Pietrasanta nel 1935, Cagnoni è considerato, anche a livello internazionale, uno dei fotografi più importanti del Ventesimo secolo, come testimoniano dal fatto le sue fotografie, soprattutto di guerra, sono apparse sulle copertine e prime pagine di quasi tutti i più giornali e riviste d’Europa e degli Stati Uniti, dal Sunday Times a Life Magazine, da Paris Match a Stern, alle italiane Epoca e l’Espresso.
Cagnoni si forma nel Dopoguerra nel laboratorio del fotografo del proprio paese; nel 1958 si trasferisce a Londra dove conosce Simon Guttman e Stefan Lorant, considerati i padri del fotogiornalismo moderno, e con loro muove i primi passi nel reportage. Allo scoppio del conflitto, parte per il Vietnam; i suoi scatti, tra cui un ritratto del presidente Ho Chi Minh saranno pubblicati sul noto magazine Life.
Fotograferà poi vari conflitti: Biafra; la guerra civile in Nigeria (anche in questo caso le foto sono pubblicate da Life, facendogli vincere in America il premio “Overseas Press Award”); il Cile di Allende, il ritorno di Peron in Argentina, la guerra del Yom Kippur in Israele, la guerra in Cambogia, la guerra in Jugoslavia e, nel 1995, a Grozny in Cecenia, dove mette in piedi uno studio nella zona di combattimento per fotografare i guerriglieri ribelli.
Dopo trent’anni di lavoro a Londra ritorna nella sua città natale, Pietrasanta.
Nel corso della carriera, pluripremiato, Cagnoni ha realizzato più di 45 mostre personali (nel 2015, il Palazzo della Frumentaria di Sassari prima e il Lazzareto di Cagliari poi, hanno ospitato l’evento espositivo “Fotografia totale”); ha pubblicato 16 libri ed è annoverato, insieme a Henri Cartier Bresson, Bill Brandt; Don McCullin e Eugene Smith nel volume Pictures on the Pages.
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