Macomer. Prefettura e Ministero dicono no al referendum sul Centro Permanenza e Rimpatrio

l referendum non si farà e si andrà avanti con il Centro Permanenza e Rimpatrio nell’ex carcere. Questo il risultato di un paio d’ore di dibattito, a volte estenuante, nell’ultimo consiglio comunale di Macomer.

A togliere le castagne dal fuoco al sindaco Antonio Succu, a seguito della contrapposizione che ha visto insolitamente uniti l’opposizione di sinistra e le destre cittadine, proprio in vista delle prossime amministrative, ha provveduto il parere negativo del prefetto di Nuoro, Carolina Bellantoni, a sua volta mutuato da quello del ministro dell’Interno, Marco Minniti.

La parola fine sulla questione referendum ha due ragioni principali: a Macomer non è mai stato approvato il regolamento che regoli la consultazione, nonostante lo Statuto comunale la preveda; l’apertura del CPR non è argomento che riguardi l’amministrazione comunale.

La cosa non è sta ovviamente gradita dall’opposizione che, per tutta la serata, ha bombardato il sindaco Succu accusandolo di aver perorato personalmente l’istituzione del CPR a Macomer, in alternativa a quello di Iglesias, motivando il parere contrario all’apertura del centro con il timore che il CPR possa diventare un ghetto, come in molti CIE (Centri di identificazione e espulsione), e adducendo motivi di sicurezza pubblica. Il timore, infatti, è quello che gli ospiti della struttura possano essere lasciati liberi di uscire in città.

Un momento del Consiglio comunale (© Cronache Nuoresi)

Invano il sindaco Succu ha tentato di convincere i dissidenti che la decisione non è stata sua, ma è arrivata da organi superiori. Le norme attuative del decreto Minniti, inoltre, ha ribadito il primo cittadino, non prevedono la possibilità che i migranti ospitati possano uscire liberamente, anche se identificati.

Sempre secondo il sindaco Succu stanno invece andando avanti, secondo i loro tempi, le pratiche per l’accoglienza diffusa con gli SPRAR, i quali non impediscono la realizzazione di un CPR, che è cosa diversa dall’altra forma di accoglienza, questa volta meno restrittiva, prevista dai CAS (Centri di accoglienza straoridinaria).

Alla fine il gruppo di minoranza ha abbandonato la seduta facendo venir meno il numero legale e interrompendo il consiglio comunale, che aveva all’ordine del giorno anche altri argomenti.

Si è concluso così, almeno nella sede più ufficiale, il discorso sul riutilizzo dell’ex carcere. Argomento che, invece, resta molto caldo sui social. Nel tritatutto del dibattito, che non sfugge al sospetto che sia condizionato dalle imminenti elezioni amministrative, sono finite anche esperienze positive come quelle dei CAS di Nuoro, Dorgali e Oristano. Senza naturalmente dimenticare che molti CAS sono sorti per pura speculazione, ma in questi si tratta di scelte di sbagliate fatte da operatori e di severa vigilanza.

Pier Gavino Vacca

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Sonia