La base militare? Frena anche lo sviluppo del turismo. Un esempio: Sant’Anna Arresi ha una minore capacità (17 esercizi per 994 posti) rispetto a Teulada (37 esercizi per 1.203 posti letto), ma il dato sulle presenze turistiche per abitante è più alto di circa il 40% (dati Istat 2015). Questo perché Teulada ospita un poligono militare, che occupa oltre 7mila ettari di territorio e si estende in mare per altri 450 km quadri.
È quello che viene denunciato nel dossier di A Foras, organizzazione antimilitarista sarda, sugli effetti delle presenza di armi ed esercitazioni nella costa sudoccidentale dell’isola. Il lavoro, già disponibile online, sarà presentato sabato prossimo a Carbonia.
Il documento passa in rassegna le dinamiche socioeconomiche e demografiche dei comuni coinvolti (direttamente e indirettamente) e la valutazione dell’impatto di oltre 60 anni sull’ambiente.
Altro effetto, denuncia A Foras, è lo spopolamento. «Dalla nascita del Poligono – attaccano gli antimilitaristi – ai giorni nostri, la comunità di Teulada ha visto pressoché dimezzati i propri abitanti. Una delle prime cause della fuga di residenti? Gli espropri».
In questi anni – queste le conclusioni del dossier – il danno maggiore è stato però fatto all’ambiente. La denuncia parla di «migliaia di missili Milan al torio lanciati (e solo in parte smaltiti), migliaia di tonnellate di metalli ancora presenti sul poligono, fondali mai bonificati, crateri di 20 metri di diametro».
Ma non è solo roba del passato: le esercitazioni continuano. E continueranno. Perché, secondo A Foras, da circa due anni «dichiarazioni e analisi sempre più esplicite cercano di accreditare l’Italia nel panorama N.A.T.O come forza trainante di future coalizioni internazionali».
E l’isola, in queste manovre, sarebbe strategica. «La tendenza alla guerra e alla conquista è per noi inaccettabile – conclude A Foras – lo è ancor di più quando tali scelte si concretizzano anche, e soprattutto, grazie all’utilizzo in lungo e largo del territorio della Sardegna».
Gli obiettivi di A Foras: chiusura di tutte le basi e poligoni militari, bonifiche integrali e certificate da organismi terzi. E poi risarcimenti e restituzione delle terre bonificate alle comunità per l’avvio di economie locali e sostenibili.
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