Nuova rete ospedaliera, ecco cosa cambia nell’isola

Tre Hub e presidi in zone disagiate. Ok punto nascita Maddalena

Ecco cosa cambierà nella rete ospedaliera sarda non appena la riforma otterrà il via libera del ministero della Salute. A parte la rimodulazione dei posti letto (i pubblici scendono da 4.905 a 4.643), principio ispiratore della riorganizzazione è quello dell’Hub and Spoke, per cui l’assistenza ad alta complessità è concentrata in centri d’eccellenza (Hub) supportati da una rete di servizi (centri Spoke) che si occupano dei pazienti a livello territoriale.

Due gli Hub nell’Isola: il Santissima Annunziata di Sassari e l’Azienda Brotzu di Cagliari, definiti Dea (dipartimento emergenza e accoglienza) di II livello perché sono in grado di offrire servizi importanti di emergenza e accettazione e di cardiochirurgia.

In realtà, il testo emendato dal Consiglio regionale ne prevede un terzo: il San Francesco di Nuoro che da Dea di I livello rinforzato acquisisce la qualifica “con servizi di II livello” perché sede di Breast Unit (Centro di senologia, gli altri due si trovano a Cagliari e Sassari) e di Stroke Unit (Unità ospedaliera specializzata nella cura dell’ictus).

Dopo gli Hub si incontrano i Dea di I livello. A Cagliari, il Policlinico universitario e il Santissima Trinità di Is Mirrionis. Nel Sulcis gli ospedali Sirai di Carbonia e il Santa Barbara di Iglesias, nel Medio Campidano l’ospedale di San Gavino, il presidio di Oristano, di Olbia e quello di Alghero-Ozieri. Novità anche per l’ospedale Nostra Signora della Mercede di Lanusei, che con il riordino diventa “presidio ospedaliero con servizi di I livello” con specialità aggiuntive dell’anestesia, della rianimazione e dell’Unità di terapia intensiva cardiologica.

Restano gli ospedali di zona disagiata: Sorgono, Muravera, Isili, Bosa, tutti con un reparto di medicina generale abilitati per la chirurgia generale. E gli ospedali di comunità: Tempio, Ittiri e Thiesi, con predisposizione per la degenza post operatoria.

Discorso a parte per l’ospedale di Ghilarza: sede di Cet (Centro di emergenza territoriale) con 20 posti letto in medicina generale e una chirurgia elettiva per interventi di bassa complessità in “week surgery” e “day surgery”, con un numero di letti supplementari per i pazienti.

Notizie positive, infine, arrivano per La Maddalena: il presidio del Paolo Merlo, che conserva la qualifica di ospedale di zona disagiata, è stato al centro del dibattito per tutto l’iter di approvazione della riforma. Il decreto ministeriale 70 prevedeva la disattivazione del punto nascita, ma la Regione ha deciso per il suo mantenimento. Non solo: il presidio avrà anche la camera iperbarica.

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Sonia