Ci sono “code chilometriche” davanti a molti seggi per il referendum in Catalogna nonostante i blitz delle forze antisommossa spagnole in diversi centri elettorali. La polizia spagnola ha sparato usato proiettili di gomma e caricato la folla in attesa davanti ai seggi causando 38 feriti tra i votanti. Nove sono state ricoverate, una è stata sottoposta ad un intervento a un occhio perché colpita da un proiettile di gomma. Le autorità spagnole hanno indicato che anche 11 agenti, tra cui nove poliziotti e due membri della Guardia Civil, sono stati feriti leggermente in Catalogna.
Diversi i dati da fonti catalane: l’intervento della polizia spagnola ha fatto almeno 337 feriti e contusi, alcuni dei quali sono gravi, ha affermato il portavoce del governo catalano Jordi Turull.
«La Guardia Civil sgombera i seggi e reprime con violenza il voto dei catalani sul Referendum di Indipendenza. Purtroppo ciò di cui si aveva paura sta avvenendo. Il governo del popolare Rajoy, con il consenso dei socialisti spagnoli, in perfetto stile franchista ha dato il via alla repressione nei seggi elettorali in Catalogna», lo sottolinea SardignaLibera che ha chiesto «a tutti i sardi e a tutte le formazioni politiche di esprimere pubblicamente il proprio dissenso sulla repressione della libertà e della democrazia in Catalogna».
«La Sardegna non può stare a guardare. Chiediamo che il presidente Pigliaru, il presidente Ganau e tutto il Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna, che già si è espressa a favore della libertà di voto in Catalogna, di dissentire pubblicamente su questi fatti e di agire sul piano istituzionale per manifestare al governo spagnolo il proprio sdegno, e quello del popolo sardo, sugli atti repressivi e liberticidi in corso contro il diritto alla libera espressione del popolo catalano».
Anche il primo cittadino di Alghero manifesta il proprio dissenso.
«Comunque la si pensi, e fatte le debite proporzioni con altre spinte separatiste che non hanno assolutamente le stesse caratteristiche e gli stessi presupposti – ha precisato Mario Bruno – il processo di autonomia catalana affonda le radici nella storia ed è insito nella volontà, nella stessa vita politica e democratica, nelle istituzioni e nei cittadini, nell’atteggiamento pacifico e moderno di un popolo. A nessuno, comunque, può essere negato il diritto di espressione. Credo che tutti, guardando ciò che purtroppo accade, possano farsi un’opinione su ciò che può succedere quando la politica e il dialogo non intervengono. Quando si perde il contatto con la realtà. Spero ci sia ancora la volontà, superata la giornata odierna, nonostante i gravi errori, di sedersi attorno a un tavolo diplomatico e politico per superare con la politica ciò che la forza e la violenza, invano e in modo pericoloso per la democrazia europea, tenta di impedire».
«Una delegazione internazionale di indipendentisti di Sardegna e Corsica questa mattina si è recata in vari seggi per verificare le procedure di voto al referendum. Nei luoghi che abbiamo visitato si è votato regolarmente – ha spiegato Simone Maulu, rappresentante dell’Irs assieme al leader del movimento Gavino Sale nella cittadina catalana -. Abbiamo visto molte file e tanti cittadini che vogliono votare. Questa mattina il governo di Madrid ha messo off-line il sito per i conteggi del voto ma il governo catalano dopo un’ora lo ha ripristinato. E ora il voto continua. Ho visto molte persone e molti giovani che presidiano i seggi assieme anche ai vigili del fuoco, perché l’espressione del voto democratico non venga interrotta. I Mossos catalani controllano ma non bloccano i seggi e così nel centro di Barcellona non ci sono stati scontri. Questi – ha precisato Maulu – sono avvenuti solo nei seggi dove era previsto andassero i dirigenti della Catalogna»