A Oniferi stasera alle 20.30 in Piazza del Popolo, lo storico Francesco Casula presenterà il suo libro: Carlo Felice e i nuovi tiranni Sabaudi .
Arrivato alla quarta edizione è già stato presentato in 30 città e paesi della Sardegna (fra cui Cagliari, Sassari, Nuoro e Oristano).
Stasera dopo i saluti del Presidente della Pro Loco Franca Pintori, presenterà l’opera Giuseppe Melis Giordano.
L’evento è stato organizzato dalla Pro Loco di Oniferi con il contributo dell’Amministrazione comunale.
Il libro documenta in modo rigoroso la politica dei Savoia, sia come sovrani del regno di Sardegna (1726-1861) che come re d’Italia (1861-1946). Il volume è rivolto in modo specifico agli studenti ma ha un carattere divulgativo per fare conoscere una storia – o meglio una controstoria – poco conosciuta, anche perché assente o mistificata dalla storia ufficiale. Pensiamo al Risorgimento e all’Unità d’Italia, presentati come espressione delle magnifiche e progressive sorti, dimenticando i drammi e le tragedie che comportarono, ad iniziare dalla “creazione” della Questione Meridionale ancora oggi più che mai presente. Per quanto riguarda specificamente la nostra Isola, la presenza dei sovrani sabaudi, con le loro funeste scelte (economiche, politiche, culturali) “ritardò lo sviluppo di quasi cinquant’anni, con conseguenze non ancora compiuta¬mente pagate”: a scriverlo è il più grande conoscitore della “Sardegna sabauda”, lo storico Girolamo Sotgiu. Gli storici, gli scrittori, gli intellettuali di cui si riportano valutazioni e giudizi nei confronti dei re sabaudi spesso sono filo monarchici e filo sabaudi (come Pietro Martini) e dunque non solo loro avversari (come Mazzini o Giovanni Maria Angioy) ma tutti convergono in un severissimo giudizio nei loro confronti, ma segnatamente nei confronti di Carlo Felice che fu il peggiore fra i sovrani sabaudi. Egli infatti da vicerè come da re fu crudele, feroce e sanguinario (in lingua sarda incainadu), famelico, gaudente e ottuso (in lingua sarda tostorrudu). E ancora: Più ottuso e reazionario d’ogni altro principe, oltre che dappocco, gaudente parassita, gretto come la sua amministrazione, lo definisce lo storico sardo Raimondo Carta Raspi. Mentre per un altro storico sardo contemporaneo, Aldo Accardo, – che si basa sulle valutazioni di Pietro Martini – è un pigro imbecille. Il libro vuole anche essere uno strumento di informazione nei confronti delle comunità sarde e in specie dei consigli comunali che decidessero di rivedere la toponomastica, ancora abbondantemente popolata dai Savoia, che campeggiano, omaggiati, in statue, piazze e vie. A dispetto delle loro malefatte e persino “infamie” da loro commesse una per tutte: le leggi razziali.