Cento venti anni fa Priamo Gallisay, valente musicista nuorese, esordiva con successo al Teatro Sociale di Varese con l’opera Rosella, allora definita una “Cavalleria rusticana sarda”.
Un’opera tutta nuorese su libretto di Pasquale Dessanai, tratta dal romanzo Don Zua, del romanziere-pittore Antonio Ballero.
Un’aria dell’opera, “O sol, superbo sole”, (vedi filmato) divenne un “cavallo di battaglia” del celebre Francesco Tamagno, ritenuto il più grande tenore dell’Ottocento.
C’era grande attesa a Varese la sera del 3 ottobre del 1897 per l’apertura della grande stagione operistica autunnale nell’elegante Teatro Sociale, che vedeva in cartellone un’opera di un giovane musicista sardo.
Si trattava di un’opera che allora la stampa definita “nuovissima”, Rosella (edizioni G. Ricordi & C. Milano), un melodramma in 3 atti composto dal musicista nuorese, Priamo Gallisay su libretto di un suo concittadino, il poeta Pasquale Dessanai, tratto dal romanzo Don Zua del romanziere-pittore Antonio Ballero, anch’esso nuorese.
La serata nell’elegante teatro si concluse con un grande successo di pubblico. Il successo, come riportò in seguito la cronaca, fu ampiamente dimostrato dal fatto che tutte le romanze, i duetti, gli intermezzi e i cori furono bissati e applauditi calorosamente. Un grande successo lo ebbe soprattutto l’autore, dal momento che Priamo Gallisay, tra le acclamazioni del pubblico venne chiamato sul proscenio per ben diciassette volte, mentre altre tre volte venne acclamato con gli interpreti che furono i protagonisti della serata: il tenore Antonio Ceppi, che ricoprì il ruolo di Don Zua, il soprano Maria De Macchi nella parte di Rosella, il basso Carlo Walter e il baritono Vincenzo Pozzi – Camola, rispettivamente nella parte di Marco Santoru e Pietro Barracca, e il direttore d’orchestra Giacomo Armani.
Un successo meritato dunque per un’opera tanto attesa, che confermava il giudizio espresso già qualche tempo prima dal famoso direttore d’orchestra Leopoldo Mugnone (ritenuto la più prestigiosa “bacchetta” del tempo), che aveva sentito in privato l’opera.
Altro autorevole positivo giudizio lo espresse il celebre tenore Francesco Tamagno, che entusiasta dell’opera chiese inoltre a Gallisay di poter inserire qualche brano della Rosella nel proprio repertorio concertistico. Fu allora che il musicista, grato di tanto onore dedicò la romanza del primo atto dell’opera, “O sol, superbo sole”, “All’Illustre e Celebre Artista, Comm. Francesco Tamagno, Omaggio dell’Autore”. Il grande tenore fece del brano un suo cavallo di battaglia nei grandi teatri italiani. Nonostante il grande risultato di pubblico e i positivi giudizi, la critica musicale tuttavia si espresse in parte negativamente sull’opera, e questo portò il compositore ad attraversare una grave crisi artistica che lo portò in seguito ad interrompere la produzione musicale in campo operistico.
L’idea di comporre l’opera Rosella, era nata in Priamo Gallisay nel 1896 dopo aver letto il romanzo dell’amico e concittadino Antonio Ballero, Don Zua, pubblicato nel 1894 dall’editore G. Dessì di Sassari. In seguito, incarico il poeta Pasquale Dessanai (altro amico del musicista) di ricavarne il testo del libretto.
L’opera, ambientata a fine 800 in un paese della Barbagia (Mamoiada nel romanzo di Ballero) e successivamente sul sagrato della chiesa di San Mauro di Sorgono (durante la grande festa campestre), racconta dell’amore sbocciato tra Don Zua, nobile locale, e la giovane e avvenente Rosella. Un amore che col tempo si trasforma in tragedia, dal momento che Rosella ripudiata da Don Zua, che intende sposare un’altra donna, non esita a ucciderlo con un colpo di fucile, mentre lo stesso in corteo accompagna all’altare la sua futura sposa.
Romanza “O sol, superbo sole”, dal 1° atto (scena prima) dell’opera Rosella: Si tratta della romanza che Priamo Gallisay dedicò al tenore Francesco Tamagno, e che in seguito il celebre cantante cantò come brano da concerto in grandi teatri italiani.
Il brano, posizionato all’inizio dell’opera, nella scena rappresenta il momento in cui Don Zua, conquistato dall’avvenenza di Rosella con in mano un mazzo di fiori dichiara tutto il suo amore alla giovane.
La romanza, recuperata dopo oltre un secolo di oblio, viene proposta ai lettori di Cronache Nuoresi in occasione del 120° anniversario dell’opera Rosella, per la voce del tenore lirico nuorese Giampaolo Ledda, una delle più qualificate voci liriche presenti nel panorama lirico sardo.
O sol, superbo sole
che nell’occaso splendi,
di vivo fuoco accendi
le meste mie parole!
O amor, mio solo amore,
abbi di me pietà!
Il dubbio amaro, atroce,
fatal per me sarà;
ma sol per te la speme
di questo cor vivrà!
Giampaolo Ledda, tenore lirico nato a Nuoro nel 1966. Dopo un’esperienza formativa presso la Corale Ennio Porrino di Nuoro compie gli studi presso il Conservatorio G. P. L. da Palestrina di Cagliari con la prof.ssa Lucia Cappellino e si perfeziona a Milano con il soprano Silvana Manga, il mezzosoprano Franca Mattiucci e il baritono Orazio Gualtieri.
Componente stabile del Coro del Teatro Lirico di Cagliari e della Ensemble Vocale “In Cantigas”.
Michele Pintore
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