Risale al 50% l’indice di gradimento per Donald Trump, dopo le ultime esibizioni di muscoli in Siria e in Afghanistan. Secondo l’ultimo sondaggio quotidiano Rasmussen, ripostato dallo stesso Trump su Twitter, il 50% del campione approva l’operato del presidente. Il rating aveva raggiunto il suo punto più alto (59%) dopo l’Inauguration day, ma poi era scivolato al 42%. Questo e’ il primo recupero in circa un mese.
Riguardo alla crisi nordcoreana, Trump ha detto di sperare «in una soluzione pacifica». La Corea del Nord, ha aggiunto, «deve comportarsi bene».
Sul fonte di Pyonyang, invece, arrivano dichiarazioni affatto distensive: «Una guerra nucleare potrebbe scoppiare da un momento all’altro nella penisola coreana» ha detto l’ambasciatore nordcoreano all’Onu, Kim In Ryong, parlando con i giornalisti al Palazzo di Vetro. «Gli Stati Uniti stanno disturbando la pace e la stabilità globale, insistendo in una logica da gangster», ha precisato il diplomatico.
Su Twitter, il presidente ha anche delineato un primo bilancio del suo mandato: «I primi 90 giorni della mia presidenza hanno mostrato il totale fallimento degli ultimi otto anni di politica estera! Com’è vero»
Una curiosità. Durante la campagna elettorale per la Casa Bianca aveva dichiarato ripetutamente che «l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno eè un altro Bush», riferendosi alla discesa in campo di un altro esponente della dinastia che ha dato all’America due presidenti, ma ora Donald Trump sta riempiendo la sua amministrazione di ex consiglieri della presidenza Bush. Lo evidenzia Politico, ricordando le ultime quattro nomine della Casa Bianca, di cui tre sono ex dello staff Bush. Si tratta di John J. Sullivan (ora vice segretario di stato), Marshall Billingslea (vice segretario al dipartimento del Tesoro, competente per la lotta ai finanziamenti del terrorismo) e Gilbert B. Kaplan (sottosegretario per il commercio internazionale). Si tratta dell’ultima serie di nomine pescate dall’ex amministrazione di un presidente preso di mira nel corso della campagna elettorale.
Trump è rientrato a Washington dal resort di Mar-a-Lago in Florida dove ha trascorso il weekend di Pasqua e da dove il commander in chief non ha direttamente commentato il fallito lancio del missile nordcoreano, se non sottolineando in un tweet che la Cina sta lavorando con gli Usa per risolvere “il problema nordcoreano”. Fonti della Casa Bianca hanno in queste ore indicato l’intenzionale reazione di ‘basso profilo’ da parte dell’amministrazione Usa rispetto al fallito lancio di Pyongyang, secondo la strategia di non riservare eccessiva attenzione a questo specifico episodio. Resta tuttavia alta l’attenzione – in consultazioni confermate tra dipartimento di Stato, Pentagono e Consiglio per la Sicurezza nazionale – rispetto a quello che viene definito uno “schema di provocazione” da parte della Corea del Nord verso il quale vengono valutate “una serie di opzioni”.