Il Governo Gentiloni ha abolito attraverso un decreto il sistema ‘buoni lavoro’, i cosiddetti voucher.
Questi ultimi hanno come finalità quella di “regolamentare quelle prestazioni lavorative, definite appunto ‘accessorie’, che non sono riconducibili a contratti di lavoro in quanto svolte in modo saltuario, e tutelare situazioni non regolamentate” come spiega l’INPS sul proprio sito web.
«Il movimento politico La Base non ha suoi rappresentanti in Parlamento – scrive in una nota la responsabile del Settore Lavoro del Movimento Valeria Piras – e perciò non ha modo di poter far sentire la propria voce in modo diretto, ma non per questo intende rinunciare a dire la sua sulla questione. Il sistema dei voucher è indubbiamente un sistema valido se ben controllato ed utilizzato per la sua finalità ultima, quella di regolamentare il lavoro accessorio. È indubbio che l’utilizzo di questo strumento fosse divenuto anche un escamotage per coloro i quali non volevano dare dignità e giusti diritti ai propri lavoratori ma era compito del Governo mettere in atto delle giuste misure di controllo».
«Questo decreto – prosegue la nota – che include anche norme sugli appalti, ha sicuramente avuto il fine ultimo di bloccare il referendum previsto per la prossima primavera, recependo il quesito referendario proposto dalla CGIL. Sicuramente non si poteva affrontare un ulteriore 4 dicembre.
I buoni, dagli incroci dei dati Inps, Istat e Ministero del Lavoro, nel 2016 sono stati utilizzati soprattutto nel terziario con redditi annui dei lavoratori oscillanti tra i 2mila e i 3mila euro, di cui il 24% suddiviso tra pensionati e inoccupati. Questi dati ci fanno pensare che se non si troveranno celermente delle misure alternative si arriverà ad una depressione di molti settori e incrementeranno il sommerso e la crisi lavorativa, la quale pesa già enormemente nel nostro Paese».
«Tale vuoto – conclude – non può essere giustificato dal timore referendario. I referendum sono l’atto di democrazia più alta. Le opportune contromisure si sarebbero assolutamente dovute ricercare prima della decisione del Consiglio dei Ministri».
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