Un’affollatissima assemblea popolare si è riunita venerdì scorso nei locali dell’Auditorium della Biblioteca Sebastiano Satta per discutere il progetto di “adeguamento secondo le riforme postconciliari” del presbiterio della Cattedrale di Santa Maria della Neve (PER UN APPROFONDIMENTO LEGGI QUI).
Il progetto voluto dal vescovo Mosè Marcia e messo su carta dall’architetto Angelo Ziranu è stato nettamente bocciato dai presenti e la sua disapprovazione si è palesata sempre più man mano che si succedevano gli interventi. Questi, in sintesi, possono essere riassunti in un unanime, cortese ma deciso “No grazie! Rispettiamo le poche cose superstiti del nostro patrimonio storico artistico e lasciamole così come sono”.
Tra gli interventi più accesi, quello del giornalista e pubblicista nuorese nonché ricercatore e cultore di storia locale Michele Pintore, che abbiamo sentito in proposito.
Quali sono i punti principali emersi nel corso della discussione sul progetto, voluto dalla Curia, per l’adeguamento del presbiterio della Cattedrale? Rispondo a titolo personale, come cittadino e come fedele della Chiesa nuorese. Ho discusso la cosa con molti cittadini nuoresi nonché con diversi architetti, arrivando a una sola conclusione, ovvero che il progetto stride e contrasta nettamente con lo stile architettonico del tempio ottocentesco, dalle pure linee neoclassiche, e la sua attuazione creerebbe anche problemi degli spazi e della loro praticabilità per gli stessi officianti e assistenti durante le celebrazioni liturgiche. Una proposta troppo ardita, dunque, anche per gli inserimenti decorativi nella mensa e nell’ambone sistemato sui gradini, tutti accorgimenti troppo innovativi, indubbiamente molto più adatti per una chiesa del Terzo Millennio.
Se pure bisogna dare atto che l’attuale progetto prevede il recupero dell’antico altare del 1849 dell’architetto Giacomo Galfrè – come ha fatto presente Salvatore Pinna Soru, amministratore del gruppo Facebook Nugoro eris e oje nel suo preciso e dettagliato intervento – ci sono anche delle incompatibilità di carattere liturgico, dal momento che renderebbe impossibile la celebrazione della messa secondo il rito Tridentino riproposto da Benedetto XVI (per intenderci quella che prevede che il celebrante rivolga le spalle verso i fedeli), lasciando il sacerdote nascosto alla vista dei fedeli dalla Cattedra episcopale (che in questo caso, per giunta, essendo secondo il progetto in marmo sarebbe inamovibile).
Ma agli attacchi mirati ai problemi dal rivoluzionario progetto, si sono aggiunti anche quelli dei fedeli nel corso dell’assemblea contro il vescovo di Nuoro mons. Marcia da parte, in quanto non riescono a spiegarsi come mai una Chiesa come quella Nuorese, ostenti con orgoglio un progetto non certo a loro detta indispensabile e dal costo di 150mila euro, anziché preoccuparsi della realtà sociale, come quella della stessa Parrocchia di Santa Maria della Neve, priva anche di un piccolo oratorio.
Circa il progetto c’è stato un intervento dell’architetto progettista? Certo, il progettista, l’architetto Angelo Ziranu, professionista di indubbia capacità, ha fatto il proprio intervento da tecnico, precisando che il progetto è frutto di ricerche effettuate in archivi storici piemontesi e sardi, ripercorrendo l’evoluzione degli stili architettonici del periodo fino al neoclassico imperante allora anche in Sardegna col suo massimo esponente Gaetano Cima, per arrivare a Antonio Cano, autore della nostra Cattedrale, per finire con Giacomo Galfrè, che dopo il Cano ultimò i lavori, progettando nel 1849 l’antico altare maggiore, che ora recuperato andrebbe a fare parte del progetto proposto. Quello presentato dall’architetto Ziranu, per quanto supportato da ricerche sul campo, a detta dello stesso tecnico, trattandosi di un lavoro progettuale, può sempre essere rivisto. A questo proposito il dubbio è lecito, dal momento che il Vescovo in persona, nel corso del proprio intervento non ha fatto cenno a ipotetiche “rivisitazioni”: della serie “progetto finito” pronto da mettere in atto.
Tutto questo fa chiaramente capire la totale mancanza di trasparenza e di un democratico dialogo, che sta portando a un’assurda situazione di un vero e proprio “braccio di ferro” tra vescovo, fedeli e clero.
Ci sono state domande sull’iter seguito durante la progettazione? Si, c’è stato un mio intervento come cittadino e come fedele, forse dai toni un po troppo forti, e di questo mi scuso, ma che confermo punto per punto nella sostanza: la forte tensione che ha portato a riscaldare gli animi è dovuta a un progetto che non dico essere inutile ma certamente non necessario, dal momento che la Cattedrale di Nuoro ha attualmente un presbiterio a norma e abbastanza dignitoso. Una situazione assurda quindi, fuori della realtà della Chiesa universale e dagli insegnamenti di Papa Francesco, poiché intorno a noi continua lo sbarco di immigrati, la fame nel mondo, gli operai in cassa di integrazione mentre qui ci troviamo a discutere se una chiesa sia o meno a norma. Si fanno interi dibattiti per decidere se la mensa liturgica debba essere più o meno fissa al pavimento, mentre in altre mense (quelle non liturgiche) manca persino il pane. Chissà se il Papa queste cose le sa. Intanto ho fatto presente la situazione della Chiesa nuorese anche al Sostituto della Segreteria di Stato vaticana, l’arcivescovo sardo mons. Angelino Becciu, informandolo che gli animi nuoresi si stanno riscaldando, poiché il vescovo fino ad ora non ha dato segni di disponibilità per un ripensamento.
In sostanza, cosa ha detto il Vescovo all’assemblea? Premetto che nella storia di questo progetto, che risulta nessuno abbia chiesto (a parte il Vescovo) e che i nuoresi non vogliono, ci siano delle gravi inadempienze. Nel corso dell’assemblea popolare ho chiesto al vescovo (con toni un po sopra le righe), il perché del mancato coinvolgimento dei fedeli per una serena discussione e trasparenza, in un’operazione che riguarda tutti, dal momento che le “Norme Ecclesiastiche Adeguamenti delle Riforme Liturgiche” approvate dalla Conferenza Episcopale Italiana a riguardo sono abbastanza chiare e riportano a pag. 187 del capitolo 56 (un particolare non trascurabile: scritto in grassetto): «Il progetto accoglierà anche i suggerimenti della comunità dei fedeli, che saranno coinvolti nella fase di preparazione, sia in quella sperimentale del progetto. Tali suggerimenti sono preziosi perché provengono da chi conosce per lunga consuetudine l’ambiente liturgico e può valutarne più attentamente l’adeguamento». Tutto rimasto senza risposta. Il vescovo Marcia, invece, nel proprio intervento (dopo una disarmante riflessione, forse più adattata a bambini che frequentano il Catechismo che a un’assemblea in fermento, e fatta indubbiamente per addolcire la palpabile tensione presente) ha risposto che i lavori di “aggiornamento” del presbiterio della Cattedrale, siano stati un suo preciso obbiettivo fin dal suo arrivo a Nuoro, ”un obbiettivo che intende raggiungere prima di lasciare il suo incarico, che avverrà nel 2018”.
Mettiamo dunque insieme le cose: un progetto fatto da un vescovo “quasi scaduto”, senza il coinvolgimento dei fedeli, contestato dagli stessi perché non ritenuto adatto; contestato da fedeli e clero poiché tenuti all’oscuro di tutto; presentato all’ultimo momento sulla stampa (naturalmente quella diocesana) e senza una discussione preliminare, aggiungendo tra l’altro che, come appreso da fonti sicure, si stava per assistere a un vero e proprio blitz; non mi pare che ci sia altro da aggiungere. La speranza dei nuoresi è solo affidata a Papa Francesco, a cui presto si faranno giungere le numerosissime firme raccolte contro il progetto.
Qualcuno, addirittura, si pone il problema di quanti soldi bisognerà spendere (se malauguratamente sarà realizzato), per demolire il “regalo” del Vescovo una volta che sarà andato via da Nuoro.
Non si tratta pur sempre di soldi messi a disposizione da un anonimo donatore? A questo proposito si chiedono molti fedeli: perché non utilizzare quei soldi destinati dall’anonimo donatore (sempre che ci sia un anonimo donatore) per una casa di accoglienza o per progetti di inclusione sociale oppure ricreativi per i più giovani? Oppure se è proprio intenzione del donatore dare i soldi alla Chiesa, perché non destinarli alla ricostruzione della Cattedrale di Norcia, che tutti i giorni vediamo in tv come simbolo della Chiesa ferita, in mezzo alla gente che soffre e che attende offerte per essere portata al suo antico splendore architettonico? Si farebbe cosa grande per la Chiesa, per il recupero di un grande gioiello storico artistico oltre che un gesto in memoria di un illustre nuorese, il compianto arcivescovo mons. Ottorino Alberti, che di quella storica Cattedrale fu indimenticato Pastore per quasi quindici anni».
S.Meloni
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