Arrivano buone notizie dai primi dati sulle produzioni di Pecorino romano. Nei primi quattro mesi (ottobre – gennaio) le produzioni segnano un meno 34 per cento, premessa per l’aumento del prezzo del latte, visto che il suo calo è dovuto alle sovrapproduzioni.
A dare la notizia è Coldiretti Sardegna che ha “recuperato la scheda che riporta le produzioni dei primi mesi”.
«Come mai – si domanda il presidente dell’Organizzazione Battista Cualbu – non sono stati resi pubblici questi dati? Del resto sono anche quelli che tutti attendevano per dare un segnale positivo al mercato che oggi, ci dicono, sarebbe bloccato a causa delle sovrapproduzioni che avrebbero innescato un gioco al ribasso del prezzo».
Questa notizia dovrebbe aiutare non poco, come dicono gli stessi trasformatori, secondo i quali solo la notizia dello stanziamento di 14 milioni di euro da parte della Regione per l’ammasso del Pecorino romano darebbe respiro al mercato, perché si toglierebbe formaggio da un mercato saturo, con il conseguente aumento del prezzo del latte.
Nei primi mesi della nuova annata le produzioni di Pecorino romano sono sensibilmente calate, attestandosi a un meno 34,35 per cento rispetto agli stessi mesi dell’anno prima.
Se le produzioni dei primi mesi fossero confermati a fine stagione (anche con un calo del 30 per cento) si produrrebbero 100mila quintali di Romano in meno. Tradotto in soldi sono 50milioni di euro (10.000.000 kg x 50 euro = 50.000.000 euro). Questo porterà alla risalita del prezzo.
«Forse la notizia della possibile produzione di 100mila quintali di Romano in mano varrebbe di più del formaggio che si distoglierebbe dal mercato con i 14milioni che si aspettano oggi dalla Regione – sottolinea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba. Forse la pubblicazione di questi dati sarebbe stata più efficace per sbloccare il mercato del Pecorino romano. Cosa si aspettava a darne notizia?».
«Come mai – si chiedono da Coldiretti Sardegna – un anno fa i trasformatori non esitarono a diffondere i dati allarmistici sulle sovrapproduzioni di latte, sapendo che avrebbero condizionato in negativo il mercato, e oggi invece non diffondono i dati sulle produzioni di latte (20% in meno?) e quelli sulle produzioni di Pecorino romano, che per loro stessa ammissione, aiuterebbe la risalita del prezzo del formaggio fermo a causa del surplus?”
A marzo 2016 il mondo della trasformazione unito scrisse anche una lettera al presidente della Giunta Regionale in cui ipotizzavano, per colpa dei pastori, 100 milioni di litri di latte in più a fine stagione (430 milioni) e prevedendo il crollo del comparto.
Alla fine i dati li smentirono clamorosamente: le produzioni di latte si sono fermate sotto i 290 milioni, mentre aumentarono solo i quintali di Romano dovute alla loro disorganizzazione e alla mancata programmazione dovuta all’assenza dei dati. Ma il prezzo del Pecorino romano crollò e a pagare queste perdite sono solo i pastori.
«Oggi a parti inverse – prosegue Cualbu – non dicono nulla. Siamo ancora noi, che riusciamo a recuperare i dati per vie traverse e a svelare i loro bluff che costano milioni di euro ai pastori e alle casse pubbliche. La cosa incredibile è che anche la Regione continua a non chiedere i dati e pensa solo ai trasformatori, sia nella risoluzione della Quinta Commissione, poi votata anche dal Consiglio regionale (dove tra l’altro riportano i dati sballati sulle produzioni di latte dei trasformatori) e sia in finanziaria dove vogliono stanziare 14 milioni senza nessuna ricaduta per i pastori. Il colmo sarebbe che con il bando degli indigenti qualcuno riesca pure a fare la cresta vendendo a prezzi alti Pecorino romano prima acquistato a prezzi stracciati dalle cooperative».
«Sabato – rimarca Cualbu – era presente in Sardegna il premier Gentiloni. Prendiamo atto che la Regione ha ancora una volta trascurato la grave crisi che attraversa il comparto agricolo. È stata persa un’altra occasione per sollecitare l’aumento delle risorse per il bando degli indigenti».
«Cosa farà adesso la politica? – è la domanda di Coldiretti Sardegna. Da che parte staranno Giunta e Consiglio regionale: dei trasformatori o dei pastori? Pensano solo ai primi o vorranno pensare anche al de minimis per aiutare direttamente i pastori?».