Topografie, l’antologica della fotografa americana inaugurata venerdì a Nuoro
Dopo Vivian Maier (Street Photographer) e Garry Winogrand (Women are beautiful), la mostra antologica Topografie di Berenice Abbott, inaugurata venerdì scorso, al MAN di Nuoro è ancora in primo piano la cosiddetta “Street Photography”.
Curata da Anne Morin e realizzata grazie al contributo della Regione Sardegna e della Fondazione di Sardegna, quella nuorese è la prima tappa italiana dell’esposizione internazionale.
L’attenta selezione che va a comporre l’allestimento consta di ottantadue stampe originali, realizzate tra la metà degli anni Venti e i primi anni Sessanta, che restituiscono appieno quelli che furono i tre principali filoni di indagine dell’obiettivo della Abbott, la ritrattistica, la fotografia di documentazione e la fotografia scientifica.
Nata a Springfield in Ohio nel 1891, Berenice Abbott si trasferisce presto a New York.
Nei primi anni Venti parte per il Vecchio continente per studiare scultura tra Parigi e Berlino. Nel 1923 si stabilisce a Parigi dove per tre anni sarà assistente di Man Ray.
Dopo l’importante esperienza al fianco di Man Ray, con l’aiuto di Peggy Guggenheim, inaugura il proprio studio nella Ville Lumiere, studio in cui farà capolino il fior fiore del mondo letterario e artistico della città (con nomi di spicco quali Jean Cocteau, James Joyce, Max Ernst e Lewis Hine) ma, soprattutto, qui si ritroveranno intellettuali e artiste, come lei omosessuali (tra le quali Jane Heap, Sylvia Beach, Eugene Murat, Janet Flanner, Djuna Barnese e Betty Parson) di cui, già nel 1926, esporrà i ritratti alla galleria “Le Sacre du Printemps”.
Contemporaneamente ha modo di frequentare Eugéne Atget, noto per la documentazione delle strade parigine in un momento in cui la città storica muta il proprio volto in favore della modernità; seppur reinterpretata, l’impronta di Atget sarà ben presente nel proprio lavoro di documentazione newyorkese; da lui acquisterà una importante raccolta di opere, più tardi entrate a far parte delle collezioni de MoMa di New York; suoi sono due dei rarissimi ritratti del fotografo francesce.
Nel 1929, insieme a maestri come Edward Weston e Edward Steichen, partecipa all’esposizione internazionale di Stoccarda.
Negli anni Trenta è di nuovo a New York dove (grazie anche il finanziamento federale della Works Progress Administration), intraprende un’importante opera di documentazione delle architetture della città e del suo quotidiano, realizzata su grande formato ed esposta nel 1937 nelle sale del Museum of the City of New York. Due anni dopo, lo stesso lavoro sarà pubblicato col titolo Changing New York. Forse questo periodo può essere ascritto alla cosiddetta Street photography, non tanto per il tipo di immagini in senso stretto quanto, per lo stile che ne caratterizza una certa parte.
Nel 1940 diventa photo editor per la rivista Science Illustrated. Nello stesso periodo la Abbott si dedica anche all’attività didattica, collaborando con l’Advisory Committee of the Photo League e pubblicando, nel 1941 anche un proprio manuale di fotografia, A guide to Better Photography.
Altro ambito al quale fu abile sperimentatrice, a partire dagli anni Quaranta, fu la fotografia scientifica e quella astratta realizzata in laboratorio, settore che la portò a studiare il perfezionamento delle attrezzature fotografiche.
Berenice Abbot muore nel 1991 nel Maine, dove si era trasferita nel 1968.
La mostra sarà in calendario al MAN fino al 21 maggio prossimo.
S.Novellu
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