Dopo tante battaglie affrontate contro il definito “mostro” Equitalia, il Governo ha soppresso l’Ente con decorrenza dal 1 Luglio 2017. Il provvedimento abbatte i costi delle cartelle esattoriali imposti da Equitalia, con una rottamazione che consente l’esenzione delle sanzioni, interessi e agi.
Questa, teoricamente, dovrebbe essere la soluzione. La realtà, invece, è ben diversa come spiega il direttore di Confimprenditori Sardegna Gianfranco Seddone: «Se questo provvedimento fosse stato adottato dieci anni prima, forse, molte imprese sarebbero state ancora in attività. La chiusura di tante aziende, invece, ha raddoppiato la disoccupazione e messo in serie difficoltà svariate attività in quanto inserite fra i debitori di “Equitalia” e, di conseguenza, interdette per la richiesta di un qualsiasi finanziamento presso gli Istituti di credito.
Ancora più deprecabili sono i suicidi dei titolari di aziende che si sono susseguiti dopo i fallimenti, dovuti alle assurde richieste di somme triplicate con le aggiunte di agi e interessi che regolarmente Equitalia sfornava giorno dopo giorno. Altre imprese sono state aggredite da Equitalia tramite i conti correnti bancari, prelevando il contenuto all’insaputa del titolare del conto. La legge lo prevede, Equitalia esegue, l’azienda affonda».
«Sono tante – chiarisce il Direttore – le richieste pervenute da tutte le sedi della nostra associazione operanti nella Gallura, Ogliastra, Oristanese e Sassarese ma in particolar modo dal Nuorese: aziende di ogni settore che si sono rivolte a noi preoccupate di non poter restituire, pur con gli sconti il dovuto.
La nuova legge, tuttavia, non aiuta le imprese. Tra le tante posizioni pervenute alla nostra associazione, si nota che un imprenditore, debitore di 250.000/00 euro, ottiene una rottamazione di € 100.000,00, ma deve pur sempre corrispondere la residua somma di € 150.000,00. Detto importo potrà essere versato in unica soluzione entro Luglio 2017, oppure, in cinque rate entro il 30 settembre 2018 purché venga versato il 70% della somma dovuta entro 31 dicembre 2017. Il che significa: una prima rata di € 105.000,00 e la rimanente somma di € 45.000,00 in 4 rate da € 11.250,00 entro e non oltre il 30 settembre 2018.
Forse sarebbe stato meglio se il legislatore, conscio dei gravi e insoluti problemi creati dalla crisi galoppante e da Equitalia (inadempienze contrattuali, fallimenti, sequestri strumentali e immobiliari, DURC inquisitori che inibivano e inibiscono ancora la partecipazione alle gare d’appalto avesse potuto prevedere il rimborso della parte residua in un tempo con più largo respiro portandolo anche a cinque o più anni.
Avrebbe, in siffatta maniera, stimolato l’imprenditore a riprendere fiato e a meglio organizzarsi e, oltretutto, avrebbe reso quella denegata giustizia da anni invocata. Questo – conclude Seddone – preso ad esempio è uno dei tanti casi ma ce ne sono altri, numerosissimi, che superano le migliaia di euro e per i quali si la possibilità di estinzione diventa una missione impossibile».
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