Nuoro. Santa Maria della neve: il fascino di una piazza in una città che ama contraddire se stessa

Sonia

Nuoro. Santa Maria della neve: il fascino di una piazza in una città che ama contraddire se stessa

mercoledì 25 Gennaio 2017 - 20:02
Nuoro. Santa Maria della neve: il fascino di una piazza in una città che ama contraddire se stessa

Nuoro. La cattedrale di Santa Maria della Neve (foto S.Novellu)

Arrivo in piazza Santa Maria della Neve, come al solito, dai “giardinetti” di piazza Vittorio Emanuele. La salita di via Monsignor Bua mi costringe a riprendere fiato, prima di entrare in Cattedrale.

Mi godo qualche momento di pausa; del resto, oggi è una tersa e luminosa giornata prenatalizia che pare invitarmi, tanto è bella, a curiosare qua e la, a osservare il presepe ancora in allestimento su un lato della scalinata e la panoramica che la piazza offre a chi vi sosta: sono ben visibili gli edifici e l’arco del Seminario e della Curia Vescovile, il vecchio Tribunale, ora adibito a Museo, un bronzeo San Francesco benedicente all’interno di un minuscolo spazio verde cintato da blocchi di marmo. In fondo, lo scorcio sempre suggestivo sul Monte Ortobene e su Badde Manna delimita la piazza, tra l’ex edificio giudiziario e il lato posteriore sinistro della chiesa stessa.

Luogo iconico della spiritualità a Nuoro, la piazza è letteralmente dominata dal tempio dedicato alla Madonna della Neve, santa patrona della città.

Nuoro. La cattedrale di Santa Maria della Neve (foto S.Novellu)

Nuoro. La cattedrale di Santa Maria della Neve (foto S.Novellu)

L’edificio, per la cui costruzione occorsero gli anni che vanno dal 1835 al 1853, si caratterizza per la sua facciata maestosa anche se dai lineamenti essenziali, sulla quale si inseriscono quattro colonne neoclassiche e due campanili che rendono riconoscibilissima la chiesa da qualsiasi parte della città la si osservi. L’imponenza della facciata, peraltro, grava su un insieme scarno e quasi povero ma certo non privo di fascino: quello del sagrato di granito e dell’intero quadro circostante, che oltre agli edifici religiosi e istituzionali che già sono stati menzionati comprende anche piccole vecchie case cintate da antichi muri, testimonianze di una Nuoro che non c’è più.

Un contesto tipicamente sardo, vuoi per i materiali con cui il piazzale gradinato antistante il tempio è stato realizzato, vuoi per la presenza di queste casette da romanzo deleddiano fuori dal tempo, vuoi, ancora, per lo spettacolare colpo d’occhio sui boschi e sulle rocce granitiche dell’Ortobene reso possibile dall’unico spazio rimasto disponibile in conseguenza della particolare posizione occupata dai monumenti e dai palazzi che circondano la piazza, cornice all’interno della quale, a ben vedere, l’unico elemento “estraneo” sembrerebbe costituito proprio dai lineamenti neoclassici della Cattedrale.

Il neoclassico della Cattedrale nuorese, per altri versi, non può che apparire congruamente inserito all’interno dell’insieme considerato; chi conosce e ama questi luoghi potrebbe forse immaginare, al posto di quella esistente, una chiesa Cattedrale con aspetto e caratteristiche architettoniche differenti? Credo di no. Piazza e chiesa Cattedrale rappresentano per la città un luogo di sintesi dei diversi elementi identitari, religiosi e culturali presenti al loro interno, uno dei crocevia attraverso cui si snodano in terra barbaricina la forte spiritualità dei nuoresi e qualcuna delle pur numerose espressioni artistiche maturate in questo territorio nel corso del ventesimo secolo. Pensate a quanto il luogo di cui parliamo sia prossimo, oltre che al Museo Ciusa, al Museo archeologico nazionale il cui ingresso si trova nella vicinissima via Mannu e alla Biblioteca Satta, sita anch’essa a pochi passi da qui, nella Piazza Asproni.

Nuoro. La cattedrale di Santa Maria della Neve (foto S.Novellu)

Nuoro. La cattedrale di Santa Maria della Neve (foto S.Novellu)

E ancora si osservino, dentro il tempio, le opere di pittura presenti. Oltre alle più antiche, le pregevolissime “Gesù nel tempio” e “Cristo Morto”, attribuite rispettivamente a Luca Giordano (Napoli 1634 – Napoli 1705) e ad Alessandro Tiarini (Bologna 1577 – Bologna 1668), maestri del barocco italiano, la cattedrale di Nuoro custodisce dipinti di alcuni dei più conosciuti e amati maestri della pittura sarda: Carmelo Floris (Bono 1891 – Olzai 1960) e Giovanni Ciusa Romagna (Nuoro 1907 – Nuoro 1958) sono rappresentati da una nutrita alternanza di episodi che raffigurano la “Via Crucis” nel suo tragico svolgersi, mentre di Bernardino Palazzi (Nuoro 1907 – Roma 1986), che fu coetaneo compagno di scuola e amico di Ciusa Romagna, sono presenti alcuni dipinti (tra cui una “Deposizione”) che certificano l’originalità dello stile pittorico dell’artista, testimoniando anche del peculiare percorso evolutivo compiuto dal pittore nuorese nell’ambito della pittura italiana. Colpiscono le tele del Floris e di Ciusa Romagna, queste sì, pienamente ascrivibili alla tradizione pittorica della nostra isola: con il loro carattere popolaresco, esse danno l’impressione di voler ridimensionare il profilo maestoso e severo dell’interno del Duomo, distinguendosi soprattutto per il particolare utilizzo del colore da parte degli artisti e per le sembianze e le espressioni per cosi dire “familiari” che caratterizzano e animano i personaggi raffigurati.

Che meraviglia! Piazza Santa Maria della neve è uno dei posti magici di una città che ad ogni angolo di strada e continuamente ama contraddire se stessa.

Provate ad ascoltare, al crepuscolo, seduti sulla gradinata della chiesa che vista dal basso pare non finire mai, la “Sonata per due pianoforti e percussioni” di Bela Bartok, uno dei maggiori esponenti dell’avanguardia musicale del XX secolo: la troverete più sublime e più adeguata che mai allo spirito del luogo!

Giovanni Graziano Manca

© Tutti i diritti riservati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Sostieni l'informazione libera e indipendente di Cronache Nuoresi