Cinquantaquattro fermi, il più grande sequestro di droga realizzato in Italia (otto tonnellate di cocaina provenienti in particolare dalla Colombia), sigilli a beni per 8 milioni di euro, 15 regioni italiane coinvolte. Sono numeri da record quelli della prima maxioperazione antidroga messa a segno della Dda di Catanzaro, insieme al Gico della Guardia di Finanza.
L’operazione denominata “STAMMER”, ha visto impegnati oltre 500 finanzieri, i quali hanno arrestato 54 soggetti tra Calabria, Sicilia, Campania, Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia e eseguito numerose perquisizioni. Nelle indagini, oltre ai soggetti fermati, sono indagati altri 20 personaggi alcuni dei quali non raggiunti dal provvedimento in quanto già reclusi per altri motivi.
Diversi clan della ‘ndragheta erano coinvolti, tra quelli più noti la Cosca dei Mancuso, Fiarè di San Gregorio d’Ippona, Pititto-Prostamo-Iannello di Mileto, il gruppo egemone sulla contigua San Calogero e quelli della Piana di Gioia Tauro e della provincia di Crotone.
Clan calabresi assolutamente a loro agio nel contrattare direttamente con i “Cartelli Sudamericani” l’importazione di 8 tonnellate di cocaina: partita questa che grazie alle indagini degli investigatori è stata sequestrata in Colombia, quando era già stoccata e nascosta in una piantagione di banane non distante dal porto di Turbo, mentre in Italia, nel porto di Livorno, le Fiamme Gialle sequestravano il cosiddetto “carico di prova” consistente in 63 chilogrammi di cocaina pura, occultata all’interno di cartoni contenenti banane.
Nel corso dell’indagine è stato possibile ricostruire un progetto, poi non realizzato, di trasporto di ingenti quantitativi di cocaina a mezzo aereo utilizzando come scalo d’arrivo l’aeroporto internazionale di Lamezia Terme, oltre che l’impiego di motonavi con locali tecnici opportunamente modificati per accogliere il carico, una volta arrivato a destinazione mediante l’impiego di sommozzatori all’interno di un’area portuale italiana.
Il sodalizio criminale non solo poteva contare sulle descritte entrature nel florido mercato sud americano per l’approvvigionamento della cocaina a prezzi assolutamente concorrenziali, ma era capace di tessere continui collegamenti con le floride “piazze” spagnole ed olandesi.
I finanzieri hanno accertato come i trafficanti calabresi ricevevano disponibilità liquide anche da soggetti insospettabili, incensurati, personaggi celati dietro una facciata di liceità, spesso legata ad attività commerciali che vanno dalla ristorazione alle strutture ricettive turistico alberghiere, alle concessionarie di automobili, caseifici, bar e tabacchi, con partecipazioni anche in cantieri navali e aziende agricole, che non disdegnavano di fare affari con le potenti ‘ndrine vibonesi, tramite delle “puntate” per l’acquisto all’ingrosso della cocaina.
Il denaro destinato ai “Cartelli” veniva consegnato dai calabresi direttamente a cittadini colombiani e libanesi da anni residenti in Italia, ai quali veniva affidato il recapito in Sudamerica.
La droga complessivamente sequestrata, una volta lavorata ed immessa in commercio, avrebbe fruttato all’organizzazione oltre 1 miliardo e 600 milioni di euro una volta raggiunte le piazze di spaccio; a ciò vanno aggiunti gli ingenti sequestri patrimoniali con cui si è proceduto a colpire i facenti parte dell’organizzazione.
Si tratta, in particolare, di beni mobili ed immobili, quote societarie e autovetture di grossa cilindrata, per un valore stimato in circa 8 milioni di euro, sottratti agli esponenti delle associazioni criminali nonché a quei finanziatori che dagli affari con le cosche attendevano importanti introiti.
©Tutti i diritti riservati