Sos della Coldiretti, “molti non hanno potuto assicurarsi”
Le gelate dei primi giorni dell’anno hanno messo in ginocchio i coltivatori di carciofi. I primi bilanci sono disastrosi: Samassi, Serramanna, Villasor, Nuraminis, i centri in cui si produce circa il 50 per cento del prodotto sardo, hanno subito il danneggiamento di circa il 60 per cento del raccolto.
La stima delle perdite? 7/8 milioni di euro. Più un milione per la distruzione di cento ettari nella valle del Coghinas dopo la grandinata dello scorso 6 novembre. Sono i numeri forniti dalla Coldiretti sui danni causati dal maltempo alle carciofaie. E in molti casi – denuncia l’organizzazione di categoria – molti coltivatori del sud Sardegna non potranno neppure usufruire del paracadute assicurativo a causa dei mancati rimborsi. «Fino a quando i rimborsi sono stati puntuali il sistema ha funzionato – spiega il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – consentendo ai produttori di coprire in banca i prestiti fatti per le assicurazioni. Quando invece Agea ha cominciato a pagare in ritardo o non pagare proprio, il sistema è saltato».
In tanti aspettano i rimborsi del 2014 e 2015, qualcuno anche del 2013: per questo quest’anno hanno rinunciato all’assicurazione perchè non avendo la possibilità di indebitarsi ulteriormente”. In Sardegna, terza produttrice italiana dopo Puglia e la Sicilia, si destinano alla coltivazione dei carciofi 12mila ettari. La varietà di gran lunga più prodotta è lo spinoso, circa il 60 per cento, segue il tema con il 15 per cento, il restante 25% è rappresentato soprattutto da violetto, terom, romanesco e apollo. La media di produzione è di 50mila capolini ad ettaro.
Il 62% della produzione dei carciofi appartiene alla provincia Cagliari, seguita da Sassari (27%), Oristano (11%) e Nuoro (1%). «La lentezza burocratica – sottolinea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – acuisce il problema e spesso inficia iniziative che nascono come aiuti. In questo caso gli agricoltori hanno rinunciato a stipulare le polizze assicurative, l’unica ancora di salvezza in stagioni nere come queste».