Il giovane, depresso, aveva già manifestato intenti suicidi
«Ho pensato di uccidermi ma non ho trovato il coraggio. Sono consapevole di aver fatto un grosso errore e che per questo devo pagare».
Aveva risposto così alla Polizia che lo aveva bloccato dopo un’inseguimento con sparatoria, Igor Diana, il 28enne di origine russe arrestato per aver ucciso i genitori adottivi, Giuseppe Diana, di 67 anni, e Luciana Corgiolu, di 62, nella loro abitazione di Settimo San Pietro nel maggio scorso.
Quel coraggio il giovane lo ha trovato oggi pomeriggio: ha atteso che il compagno di cella si allontanasse per andare al cineforum e si è impiccato legando i lacci delle scarpe alla finestra del bagno nel carcere di Uta (Cagliari). A nulla è valso l’intervento degli agenti della penitenziaria.
«Era depresso, chiedeva aiuto – conferma l’avvocato Antonella Marras che difendeva Diana insieme al collega Federico Aresti. Lo avevo visto solo tre giorni fa e stava male, aveva bisogno di cure, come abbiamo sempre sostenuto. Il regime carcerario non andava bene per lui, ma la nostra istanza è stata respinta».
Il 15 novembre scorso il pm del tribunale di Cagliari, Daniele Caria, aveva chiuso le indagini sul duplice omicidio sollecitando per l’indagato il giudizio immediato.
Secondo la specialista Irene Maxia, incaricata dalla Procura di svolgere la perizia psichiatrica, Diana era soggetto a “scatti di ira incontrollabili“, un ragazzo seminfermo di mente e pericoloso.
Il suo quadro psichico era legato al suo passato in Russia quando, rimasto orfano con il fratello Alessio, era finito in un istituto. Un passato che lo aveva tormentato e segnato nel profondo e che nella notte tra il 9 e il 10 maggio scorsi, dopo una lite con i genitori, lo avrebbe spinto ad ucciderli. Papà e mamma erano stati colpiti con una mazza da baseball e finiti a coltellate. Il giorno dopo Diana era uscito di casa e si era allontanato a bordo dell’auto del padre, senza fare più ritorno. Gli agenti della Squadra mobile, con l’aiuto anche dei Carabinieri, lo catturarono due giorni dopo, al termine di un inseguimento culminato con un conflitto a fuoco nel corso del quale il fuggitivo rimase ferito. In ospedale la lunga confessione.
«Sul momento – raccontò – non mi sono reso conto di quello che stavo facendo, il mio comportamento di quel giorno è qualcosa di sbagliato, molto più di rabbia, le persone fanno cose di cui non si rendono conto. Non mi era mai capitato di meditare di fare del male ai miei genitori, quel giorno non sono riuscito a fermarmi, ero in preda ad un impulso incontrollabile».
Oggi Diana è crollato e ha deciso di farla finita nella cella in cui era richiuso ormai da mesi.