Come da copione, alle 23,00 seggi chiusi e al via lo spoglio delle schede del Referendum costituzionale che ha visto un’affluenza alle urne del 68,64% degli italiani.
I dati dei primi scrutini, come riferisce il ministero degli Interni, per quanto ancora in misura minima (pochi minuti dopo la mezzanotte sono state scrutinate appena 8.525 sezioni su 61151) vedono sempre crescente la prevalenza del No.
Al momento 2.257.231 elettori hanno votato No (59%) contro 1.568.391 che hanno votato SI (41%).
Netto, nettissimo, dunque, anche più di quanto i sondaggi avevano previsto: il No alla riforma costituzionale, stando ai primi exit poll si avvia a passo rapido verso il trionfo gettando il governo di Matteo Renzi in una nube di incertezza che, già questa notte, potrebbe registrare le dimissioni del presidente del Consiglio e segretario Pd.
Il No, secondo gli exit poll viaggia con una forbice che va dal 54 al 60% mentre il Sì, anche negli exit più ‘benevoli’, non supera il 46%.
«Se i dati saranno confermati Renzi dovrebbe dimettersi nei successivi due minuti per andare subito al voto», sottolinea il leader della Lega Matteo Salvini, tra i primi a parlare dopo la chiusura dei seggi.
In una tornata elettorale che vede l’affluenza sfiorare il 70% (secondo il Viminale si starebbe attestando al 69%) la maggioranza silenziosa alla quale negli ultimi giorni aveva guardato Renzi sembra aver rimpolpato quel vantaggio del No alla riforma che i sondaggi disegnavano fino a due settimane fa. E gli effetti, oltre che sul governo, sono destinati ad essere travolgenti per i maggiori partiti italiani, a cominciare dal Pd. Renzi, già prima della chiusura dei seggi, annunciava in serata una conferenza stampa da Palazzo Chigi.
«Martedì ci sarà la direzione del Partito democratico per la valutazione dell’esito del voto e le indicazioni sulle iniziative politiche da assumere», annuncia Lorenzo Guerini dal Nazareno, dove lo stato maggiore Dem è riunito ad eccezione della minoranza, che vive la notte della sua rivincita:
«Nel campo del No c’è stato un pezzo irrinunciabile del centrosinistra. Il risultato che si preannuncia dimostra che eravamo nel giusto», sottolinea Roberto Speranza.
Un boato di gioia unisce invece idealmente il fronte del No. «È la vittoria del popolo contro i poteri forti di tre quarti del mondo», è il grido di battaglia di Salvini alla cui richiesta di dimissioni del premier si unisce subito FI, con Renato Brunetta: «Per Renzi è un game over, ‘matteostaisereno‘», sottolinea il capogruppo azzurro alla Camera.
«Sono commosso e orgoglioso», esulta il costituzionalista Alessandro Pace, presidente del Comitato del No che, in giornata, a lungo protesta perché i suoi rappresentanti di lista, per le due ore iniziali, vengono esclusi dall’hangar di Castelnuovo di Porto dove sono state scrutinate le schede del contestatissimo voto estero.
Il voto «è un segnale oltre che a Renzi, a Mattarella, gli italiani non vogliono più governicchi», sottolinea Giorgia Meloni di Fdi.
Prudente invece, il M5S, che attende i dati reali. «L’Italia c’è», rimarca Roberto Fico riferendosi, in particolare, alla grande partecipazione degli elettori. Mentre, oltre che nel Pd anche per gli alfaniani alleati di Renzi al governo si preannuncia una settimana difficilissima: martedì è prevista l’assemblea dei gruppi Ap e mercoledì sarà invece Ncd a riunirsi nella direzione nazionale.