Impegnato in tutti i fronti della cultura, teatro, illustrazione, pittura, letteratura, oltre che in politica.
Un’energia che l’ha mosso fino all’ultimo giorno, lavorando e dipingendo e consegnando la sua ultima fatica, la storia della regina Cristina di Svezia.
Addio Dario Fo, che si è spento all’ospedale Sacco di Milano a 90 anni per un’insufficienza respiratoria. Artista a tutto tondo, sperimentatore del linguaggio e della tecnica teatrale – celeberrimo il suo Mistero Buffo e la recitazione in ‘grammelot’, mix di lingue e suoni – è stato premiato con il Nobel per la letteratura nel 1997, per un’arte che nella tradizione dei giullari medievali fustiga il potere e riabilita la dignità degli umiliati, spiegò l’Accademia di Svezia. Una vita sulle scene e accanto a Franca Rame, morta a 84 anni nel maggio del 2013.
“È successo stamattina alle 8, è stato un gran finale e se ne è andato”, così Jacopo Fo ha commentato le ultime ore di suo padre Dario. Jacopo Fo è passato per pochissimi minuti nell’abitazione in fondo a corso di Porta Romana: “L’unica cosa sensata che posso dire è che ha resistito e ha continuato a lavorare 8-9-10 ore al giorno fino a quando è stato ricoverato. Bisognerebbe metterlo nei prontuari medici. L’arte, la passione e l’impegno civile servono”.
Intanto il premio Nobel per la Letteratura è stato riconosciuto dall’Accademia di Svezia a Bob Dylan “per aver creato nuove espressioni poetiche nella grande tradizione musicale”.
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