Amelia Camboni: “una Grazia Deledda nell’arte della scultura”

Nel 1947 scolpì il busto della grande scrittrice nuorese per il grande parco del Pincio a Roma.Quasi dimenticata in Sardegna nonostante i suoi successi romani, la sua figura e la sua opera è stata degnamente ricordata nel 2010 a Villamassargia, suo paese natale, con la partecipazione di Vittorio Sgarbi.

A. Camboni, ritratto di Grazia Deledda (Università di Cagliari)

In pieno clima di celebrazioni deleddiane per ricordare degnamente la figura della grande scrittrice Grazia Deledda a distanza di 80 anni dalla morte e di 90 anni dal prestigioso conferimento del Premio Nobel, sarebbe il caso anche di ricordare un’altra grande donna sarda, la scultrice Amelia Camboni di Villamassargia, che nel 1947 scolpì il busto della celebre scrittrice che si trova a Roma nel grande parco del Pincio accanto ai ritratti dei più illustri italiani di tutti i tempi.
Amelia Camboni, ovvero la singolare storia di un’artista sarda che con tenacia e forte determinazione seppe imporsi nell’arte della scultura (allora ritenuta un’arte dura, faticosa e “maschile”), riuscendo nonostante contrasti di vario genere, a imporsi in campo nazionale, definendosi quasi “una Grazia Deledda nell’arte della scultura”.

5/12/1947, inaugurazione del busto della Deledda al Pincio (foto Mediateca Roma – Ist. Luce)

Amelia Camboni, infatti, come la sua grande conterranea Grazia Deledda, si trasferì a Roma per rompere gli argini che chiudevano l’arte al mondo femminile, fino a diventare una delle poche scultrici che seppero imporsi nel panorama artistico italiano.

Nata a Villamassargia nel 1913, prima di tre figli di un’insegnante, la giovane Amelia si dimostrò da subito uno spirito libero insofferente a una vita scandita da obblighi e da divieti. Come scrive di lei Federica Ginesu in La Donna Sarda, quando il padre, le chiese cosa volesse fare da grande: la risposta fu «voglio fare l’artista!». Una risposta inaudita per i tempi, quando la scultura era un campo decisamente precluso alle donne.

Ancora giovanissima Amelia Camboni realizza il busto di Zia Marianna, una vecchietta del paese, e fu questo primo lavoro giovanile a destare l’interesse del grande scultore Francesco Ciusa, che definì l’artista «una meravigliosa autodidatta», chiedendole di scolpire ancora sotto i suoi occhi, incredulo di quel talento. In seguito Amelia Camboni conosce un giovane di Iglesias, Enea Marras, un’artista irrequieto e delicato con cui si trasferisce nel continente. Il giovane compagno purtroppo muore durante un bombardamento, lasciando Amelia nella più sconsolata disperazione.

Ma l’artista continua a combattere per imporsi nella propria arte: «È la forza che ho dentro – amava ripetere – non può restare inespressa, mi farebbe scoppiare cuore e cervello. È la vita per me. Sono condannata a fare questo e continuerò a farlo. Mi costa tanto». A Roma sono tempi difficili per l’artista che nel 1952 riesce a farsi assegnare furtivamente uno studio in via Campania nei pressi delle Mura Aureliane. In seguito le fu assegnata la Cattedra di scultura presso un Liceo Artistico e partecipò nel 1955 alla VII Quadriennale Nazionale.

Il grande pittore Renato Guttuso così si espresse riguardo alla sua arte: «Apprezzo molto le qualità della scultrice Amelia Camboni, il rigore, la semplicità del modellato e l’acuta capacità di penetrazione psicologica che risalta dai suoi ritratti».

Nel 1947 riceve a Roma l’incarico di scolpire il busto di Grazia Deledda per il parco del Pincio che verrà inaugurato il 5 dicembre dello stesso anno dal sindaco di Roma Salvatore Rebecchini.

5/12/ 1947, inaugurazione del busto di Grazia Deledda al Pincio con le autorità e il sindaco di Roma, Salvatore Rebecchini, e al centro Amelia Camboni (foto Mediateca Roma – Ist. Luce)

Nel 1949 la scultrice vince il bando di concorso nazionale per il ritratto di Grazia Deledda destinato all’Università di Cagliari (vedi foto b- nero del busto). Amelia Camboni morì a Roma nel 1985.

A testimonianza della sua arte, restano importanti opere in spazi pubblici e in collezioni private, in Italia e all’estero. Un suo grandioso gruppo statuario, rappresentante “Il battesimo di Cristo”, è situato in una grande piazza di Asmara (Eritrea). Altre opere sono conservate a Villamassargia, il suo paese natale, che nel 2010, in concomitanza con il 25° della morte, ha voluto ricordare la sua illustre figlia con un convegno – mostra a cui è intervenuto il critico d’arte Vittorio Sgarbi, e con l’intitolazione della Biblioteca Comunale. A testimonianza dell’arte di Amelia Camboni, restano testimonianze di elogi di grandi artisti e critici come: Francesco Ciusa, Renato Guttuso, Corrado Cagli e Lionello Venturi.

Michele Pintore

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  • Grazie Michele per aver reso omaggio all'artista Amelia Camboni da noi massargesi mai dimenticata. Quasi....Grazia nella scultura è un parallelismo che ci piace e ci lusinga. Due donne sarde con un esperienza romana e con un intensa carriera letteraria e artistica, apprezzate , la Deledda in tutto il mondo, la Camboni in tante città italiane ed estere. Ci fà sentire orgogliosi di essere sardi. Grazie ancora per la coerenza nell’uso delle fonti riguardanti la notizia.
    Buon lavoro
    Agostina Littarru
    Biblioteca Comunale “Amelia Camboni” Villamassargia

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Sonia