Nel processo d’appello a Francesco Rocca, i legali di parte civile, che rappresentano i familiari della vittima, hanno chiesto la conferma della condanna all’ergastolo, formulata una settimana fa dal pg Gabriella Pintus.
Il dentista di Gavoi è stato condannato in primo grado all’ergastolo perché ritenuto il mandante dell’omicidio della moglie, Dina Dore, uccisa nel garage di casa nel marzo del 2008.
L’avvocato di parte civile Massimo Delogu, nel ribadire gli strani comportamenti tenuti dal marito quel giorno e in quello successivi, si è associato alla richiesta di conferma della condanna all’ergastolo formulata una settimana fa dal pg Gabriella Pintus. «Contrariamente a quanto avveniva di solito – ha detto in aula stamani l’avv. Delogu – Rocca il giorno della morte di sua moglie l’aveva cercata diverse volte al telefono, ma una volta tornato in paese tutta quell’apprensione era sparita e lui era andato al bar».
Non solo. «Rocca aveva contatti frequenti con Pierpaolo Contu, il giovane condannato come autore materiale dell’omicidio di Dina Dore, ma stranamente da quel giorno trascorrono un mese senza sentirsi o vedersi». Ed infine, «dopo l’omicidio, anziché collaborare e operare alla luce del sole, Rocca compra due schede telefoniche di cui nessuno è a conoscenza per continuare a parlare riservatamente con la sua amante». Di fronte alla Corte d’appello di Sassari è intervenuto anche uno dei difensori di Francesco Rocca, l’avvocato Mario Lai, che ha chiesto l’acquisizione agli atti di tutti i verbali del processo al termine del quale dell’omicidio è stato condannato Pierpaolo Contu. Secondo il legale, da quelle carte emergono evidenti discrasie tra la verità e le accuse rivolte al dentista. La prossima udienza è fissata per il 19 settembre.
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