«Chi sapeva non ha parlato dimostrando di avere poco amore per sé e per il proprio paese»
Oltre un anno d’indagini, migliaia di intercettazioni, controlli incrociati sulle targhe delle Opel Corsa di tutta la Sardegna per capire se effettivamente l’autovettura usata per compiere il delitto di Gianluca Monni fosse quella del padre di Stefano Masala.
La conferenza stampa per l’arresto dei presunti assassini dei Gianluca Monni e Stefano Masala
Un gioco di squadra condotto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Nuoro e Sassari e delle rispettive Procure della Repubblica, ha inchiodato Paolo Enrico Pinna e Alberto Cubeddu, i presunti assassini del ragazzo di Orune e di conseguenza presunti responsabili della scomparsa di Stefano Masala.
Questa mattina nel corso della conferenza stampa, gli inquirenti non hanno usato mezzi termini nel commentare tutta la vicenda evidenziando il muro di omertà che ha ostacolato le indagini.
«Sembrava un caso risolto fin da subito – ha detto il procuratore Andrea Garau – ma in realtà non era così. Si chiacchierava molto con la stampa e poco con le Forze dell’Ordine».
Poi Garau ha evidenziato il fatto che tutta la vicenda è stata avvolta da una pressione mediatica caratterizzata dal silenzio di chi ha visto qualcosa e non ha parlato.
«Chi sapeva e non ha parlato ha dimostrato di avere poco amor proprio e poco amore per il proprio paese dimostrando la necessità di una crescita sul piano sociale».
Poi l’attenzione si è focalizzata sulla figura di Paolo Enrico Pinna, il ragazzo che, all’epoca dei fatti, era ancora minorenne: un ragazzo difficile e spavaldo, tra le altre cose, accusato di maltrattamenti nei confronti della propria madre e presunto autore di un gesto così efferato.
«Quello che stupisce di tutta questa vicenda è l’omertà paurosa che ha circondato ne ha delineato i contorni fin dall’inizio – ha dichiarato il Procuratore per i Minori di Sassari Elena Pitzorno. Subito dopo il delitto, tutti coloro che aspettando il pullman con Gianluca per recarsi a scuola con lui hanno sostenuto di non aver sentito e visto nulla».
A oggi, nonostante gli arresti, le indagini rimangono ancora aperte perché Stefano non è stato ancora ritrovato, così come il fucile calibro 12 utilizzato per compiere l’efferato omicidio e la pistola sottratta a Pinna durante la rissa scatenatasi il giorno fatidico di Cortes Apertas.
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