L’ex partigiano “Eros” ha riportato la sua testimonianza in alcuni Istituti di Nuoro e della Provincia
Stamane, sotto una leggera pioggia, l’ANPI della provincia di Nuoro ha commemorato, come ogni anno, i partigiani nuoresi caduti nella guerra di Liberazione dal nazifascismo, deponendo fiori in cimitero, sotto la lapide di Antonio Mereu, nome di battaglia “Attila”, caduto nel 1944 in un paesino della Romagna.
Come ha ricordato il presidente Pietro Dettori, quest’anno si celebra, insieme alla Liberazione, anche il 70esimo del voto alle donne che, nel Referendum del 1946 votarono in massa a favore della Repubblica. A ricordarci con forza questi aspetti, nelle scorse settimane, è stata la presenza illuminante di uno dei partigiani combattenti ancora in vita: Umberto (Berto) Lorenzoni, conosciuto col nome di battaglia di Eros, che grazie all’iniziativa dell’ANPI della Provincia di Nuoro, ha compiuto un itinerario di incontri a partire dalla città di Nuoro e in altri paesi limitrofi, parlando agli studenti delle scuole e alla cittadinanza, della lotta partigiana e del grande valore della Liberazione. Classe 1926, di famiglia antifascista, Berto-Eros Lorenzoni è un uomo di grande intelligenza e lucidità che nulla ha perso della forza morale e dell’energia che l’aveva visto, appena 17enne, tra le fila prima dei ribelli antifascisti e poi commissario di Battaglione nella Divisione partigiana “Nino Nannetti”, operativa tra Veneto e Friuli. Sentirlo parlare è stato come un vento che scuote dal torpore che da tempo tiene la politica italiana bloccata su posizioni sempre più reazionarie e distanti da quelli che furono i fondamenti della lotta di Liberazione e della Costituzione repubblicana: la giustizia sociale, la libertà, l’uguaglianza, la dignità del lavoro.
Motivi derivati dalla rivoluzione francese e che i partigiani fecero propri in opposizione all’oscurantismo e alla barbarie del nazifascismo. Per la prima volta, ammonisce Lorenzoni, il futuro dei nostri figli sarà peggiore di quello dei padri. Le vecchie generazioni hanno perso di vista quei valori nati dalla liberazione, valori ai quali aggrapparsi se si vuole dare vita a un futuro migliore perché la Costituzione italiana non è stata ancora attuata e ci sono continuamente forze che vogliono ricacciarci indietro. Il racconto della lotta partigiana si intreccia con i ricordi personali, i sacrifici, la fame, l’incertezza, il timore dei rastrellamenti e le discussioni, i confronti ideologici con i compagni.
Lo sbando del dopo 8 settembre vide molti militari italiani, rimasti senza comando, fuggire; alcuni entrarono a far parte delle formazioni partigiane ed intere divisioni dell’esercito si rifiutano di combattere contro altri popoli, in Jugoslavia come in Grecia; molti furono gli internati in Germania che non vollero cedere ai tedeschi; infiniti i sacrifici di persone, donne e uomini, che hanno combattuto non solo per la libertà ma anche per un’idea di paese fondato su una società libera, su valori più ampi dei propri confini nazionali: il ripudio della guerra, l’uguaglianza per nascita davanti alla legge, il nuovo ruolo delle donne. La Costituzione italiana nasce dalle lotte di liberazione e si pone a fondamento di una nuova società. Tra gli articoli e i principi più volte menzionati da Lorenzoni, quello che stabilisce, tra i compiti della repubblica, quello di rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono l’uguaglianza tra i cittadini. Il concetto della necessaria indipendenza economica affinché vi sia dignità e libertà. A questo si lega il principio del diritto al lavoro come forma di autodeterminazione. L’Italia è un paese dove una percentuale minima di persone detiene oltre la metà della ricchezza, mentre crescono le schiere dei nuovi poveri e dei precari con forme di sfruttamento del lavoro di stampo medievale come il caporalato. E intanto i sindacati vengono sempre più messi da parte, dimenticando quanto i sindacalisti abbiano sacrificato per i diritti dei lavoratori. La Costituzione italiana è uno strumento di attuazione delle libertà e dignità dei cittadini, per questo l’ANPI è impegnato nella difesa della Costituzione dalla “deforma” Boschi-Renzi, come Lorenzoni la definisce polemicamente e che nell’autunno chiamerà gli italiani alla consultazione referendaria. La deforma finirebbe per esautorare il Parlamento, concentrando il potere nelle mani dell’esecutivo in forza anche del premio di maggioranza ottenuto con la nuova legge elettorale Italicum, non dissimile in questo dal vecchio Porcellum berlusconiano. Il vecchio partigiano Eros ci ammonisce sul pericolo anti democratico di una tale riforma richiamando un precedente storico che fu alla base della deriva dittatoriale in Italia: la legge elettorale Acerbo del 1924 che, attribuendo un premio di maggioranza di oltre il 50% a chi otteneva più voti, portò al governo Mussolini, non senza intimidazioni politiche e assassini tra cui quello del deputato Giacomo Matteotti. La Liberazione va ricordata e onorata in ogni momento e anche per questo l’ANPI chiama la cittadinanza alle mobilitazioni dell’autunno prossimo in difesa della Costituzione. A Nuoro, nella giornata odierna, le celebrazioni per il 25 aprile proseguono a Sant’Onofrio e all’Ex Mercato civico.
Patrizia Viglino
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