Per la prima volta è approdato oggi in Cassazione un caso di “street art”: Manu Invisible assolto in primo e secondo grado a Milano dal reato di imbrattamento contestato per un graffito da lui realizzato in un sottopasso ferroviario. E lo stesso procuratore generale della Suprema Corte ha chiesto di dichiarare nullo perché infondato il ricorso della Procura generale milanese e quindi, in sostanza, di confermare il proscioglimento dell’imputato.
L’avvocato Giuseppe Quaglia, che difende lo street artist assieme al legale Domenico Melillo, ha evidenziato in udienza che “l’innocenza” di Manu Invisible è stata già riconosciuta in primo grado e che c’è un vero e proprio “accanimento accusatorio” nei suoi confronti.
Il giovane writer, originario di Cagliari e i cui lavori sono stati esposti l’estate scorsa anche all’Upfest di Bristol, il festival internazionale più grande in Europa dedicato alla street art, era stato assolto due anni fa dal Tribunale di Milano dall’accusa di imbrattamento che gli veniva contestata per aver disegnato uno “scorcio notturno dei Navigli”, come ha chiarito la difesa, su un sottopasso ferroviario in zona Lambrate. In primo grado, in particolare, il writer è stato prosciolto perché il giudice, tra le altre cose, aveva riconosciuto le “capacità artistiche” dell’imputato. Assoluzione poi confermata in appello, ma con la formula della “particolare tenuità del fatto”.
Dopo il ricorso della Procura generale di Milano contro il proscioglimento, il processo è arrivato in Cassazione. La difesa oggi, in particolare, ha chiesto l’annullamento senza rinvio della sentenza di secondo grado di modo che resti in piedi il verdetto di primo grado con l’assoluzione nel merito. La sentenza è attesa nelle prossime ore.
«Si è trattato evidentemente di un buco nell’acqua della Procura generale di Milano che ha sperperato i soldi pubblici invece che accettare le sentenze dei giudici e ciò contrariamente al principio di economia processuale». Commentano soddisfatti gli avvocati Quaglia e Melillo, legali del writer.
La Cassazione ha, dunque, confermato ieri il proscioglimento “per la particolare tenuità del fatto” del writer sardo. Con questo verdetto la Seconda sezione penale della Suprema corte ha respinto il ricorso con il quale la procura di Milano contestava la scarsa rilevanza penale del comportamento del ‘graffitaro’ che in primo grado, il 17 gennaio 2014, era stato assolto completamente. In appello, invece, i magistrati riformarono ‘in peggio’ per l’imputato la sentenza assolvendolo solo grazie alla legge che ha ‘depenalizzato’ gli illeciti meno gravi.
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