Tutti i dettagli dello scandalo: i protagonisti, gli appalti, le modalità con cui venivano “acquisiti” gli appalti, il VIDEO del blitz
SINDACOPOLI: che ci fosse una “cupola” che gestiva gli appalti di mezza Sardegna lo si era già compreso ad aprile dello scorso anno, quando scattò la prima parte dell’operazione “Sindacopoli” su un giro di gare d’appalto pilotate e truccate che fece finire in manette 21 persone tra amministratori locali, professionisti e funzionari.
Oggi quella “cupola” si è mostrata in tutta la sua interezza e complessità, svelando le ramificazioni e le connivenze tra l’ambiente politico regionale e locale con imprenditori e professionisti non solo sardi, tutto per accaparrarsi l’appalto più ghiotto, quello milionario per il completamento della statale Sassari-Olbia.
L’INCHIESTA: Sono 16 le persone arrestate dalla Guardia di finanza di Oristano e dai Carabinieri di Tonara con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta e alla corruzione.
In carcere sono finiti il vicepresidente del Consiglio regionale della Sardegna Antonello Peru, l’ex consigliere Angelo Stochino, entrambi di Forza Italia, e l’imprenditore già coinvolto nel primo troncone d’inchiesta, Salvatore Pinna, titolare di due aziende coinvolte nelle indagini. In manette sono anche finiti due funzionari dell’ANAS, Agostino Sandro Urru, del compartimento Sardegna, e Nicola Dinnella, dell’ANAS nazionale.
Gli altri destinatari dei provvedimenti sono gli ingegneri e professionisti, Giovanni Pietro Cassitta, Fulvio Maurizio Pisu, Andrea Ritossa, Carlo Bernardini, Giovanni Zallocco, Girolamo De Santis, Giovanni Chierroni, Mimmo Lai, Antonio Piras, Walter Quarto, Francesco Lai e Paolo Manca.
I Carabinieri durante il blitz di Sindacopoli
LA CUPOLA: La “cupola”, secondo l’accusa, agiva su vari livelli. I principali interlocutori erano i due politici regionali. «Peru e Stochino – scrive nelle 350 pagine di ordinanza il Gip Annie Cécile Pinello del Tribunale di Oristano – sfruttavano i poteri e l’influenza connessa alle cariche pubbliche elettive ricoperte per indirizzare gli organi politici regionali al finanziamento di opere pubbliche da realizzare nel territorio costituente il proprio bacino elettorale, in modo da controllare, attraverso l’influenza esercitata sugli amministratori degli enti locali, l’assegnazione degli appalti secondo il proprio tornaconto economico elettorale».
I FACCENDIERI: Poi c’erano i faccendieri che si occupavano di organizzare le gare pilotate, coprendo i politici, indirizzandole alle aziende e ai professionisti compiacenti.
I FUNZIONARI: Infine all’ultimo gradino si trovano i funzionari e gli amministratori locali collusi che godevano del favore elettorale con la realizzazione dell’opera.
GLI APPALTI: La “cupola” pretendeva dalle società che si aggiudicavano la gara circa il 3% dell’importo a base d’asta. Solo per la Sassari-Olbia, come confessato dagli stessi rappresentanti legali delle imprese aggiudicatarie, sono stati pagati da ogni vincitore 300.000 euro. Parte delle tangenti venivano liquidate tramite bonifici bancari per operazioni inesistenti, altre in contanti finivano anche su fondi all’estero. Ma il grosso delle tangenti incassate dai due politici regionali, veniva corrisposto sotto forma di prestazioni professionali fornite dalla compagna di Peru e dalla sorella di Stochino, alcune delle quali però non sarebbero state mai erogate.
Sono molte le gare d’appalto finite sotto la lente degli inquirenti. Nel mirino soprattutto l’adeguamento della statale Sassari-Olbia ma anche il potenziamento delle aree portuali di Arbatax-Tortolì e i lavori per il porto di Tertenia, la progettazione esecutiva e le opere di adeguamento della provinciale 28 nel tratto 3 Gairo-San Paolo, gli interventi di infrastrutturazione nella fascia costiera di Sorso, la gara per il programma di sviluppo rurale 2007-2013 Misura 22 per lo sviluppo e rinnovamento dei villaggi ad Ortueri, già finita nel primo troncone d’inchiesta. E ancora: il completamento e la messa a norma degli impianti sportivi comunali di Aritzo con affidamento diretto, i lavori di completamento della palestra comunale di Arzana, l’appalto relativo all’incarico professionale per i servizi tecnici della costruzione della strada intercomunale Gergei-Mandas del Consorzio dei laghi e turismo fluviale, la gara per la centrale elettrica di Santa Caterina, nel comune di San Giovanni Suergiu, anche questa finita nella prima parte dell’indagine, infine il progetto di ristrutturazione della scuola di Desulo.
LE MINACCE: Aziende, professionisti, politici e amministratori locali legati a doppia mandata per aggiudicarsi gli appalti, quindi, e far lavorare sempre e solo le stesse aziende o gli stessi professionisti. La “cupola”, secondo il GIP, avrebbe utilizzato anche la minaccia “come strumento per indurre i funzionari recalcitranti a sottostare al volere del sodalizio nonché per allontanare dalle gare gli offerenti non collusi”.
LE MODALITÀ: Gli investigatori della Finanza e i Carabinieri hanno tracciato un quadro di come agiva la cupola. L’organizzazione, secondo l’accusa, si avvaleva di politici e funzionari che lavorano in Regione al fine di agevolare la concessione dei fondi necessarie a finanziare i lavori. Ma non solo: si occupava anche di predisporre bandi “modello” da far adottare alle amministrazioni locali colluse; della nomina di commissari di gara tra gli appartenenti all’organizzazione o tra professionisti compiacenti.
Gli indagati si preoccupavano di “influenzare” i funzionari e i tecnici dei Comuni affinché si evitassero le gare aperte, procedendo allo stesso tempo all’individuazione di professionisti ben precisi a cui inviare l’invito di gara. Si sarebbero anche sostituiti agli uffici tecnici comunali nell’individuare i professionisti cui affidare direttamente gli incarichi sotto la soglia dei 40 mila euro. Infine, l’organizzazione avrebbe predisposto la remunerazione di amministratori e funzionari comunali con tangenti mascherate da incarichi professionali affidate a tecnici corrotti e per prestazioni non eseguite.
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