Un’assemblea formata da tutti i sindaci del territorio per gestire l’area del Parco Gennargentu.
È la proposta del direttore dell’APAN (associazione piccole e medie aziende) Gianfranco Seddone sul tema che, in questi giorni, è tornato alla ribalta della cronaca, fondamentale, se si vuole pensare ad un volano per il territorio.
«Il Gennargentu è un attrattore ambientale, culturale ed economico unico in Europa. Occorre richiamare la legge 394/91, per rifarci alla sostitutiva del parco e per sconfiggere i teorici del “parchetto-giardinetto” sotto casa, triste e misero che non interessa nessuno e senza alcun valore di carattere internazionale- afferma Seddone. Essi, infatti, sono senza futuro se non di tipo ambientale e vincolistico».
La proposta. L’Apan propone per la gestione dell’area il modello della fondazione di partecipazione con la formula del found- rising (con quote private e pubbliche).
«Si tratta di un attualissimo modo di gestire organizzazioni snelle ev capaci di stare sul mercato- afferma il direttore. L’assemblea della fondazione non può che essere costituita dai primi cittadini delle comunità dell’Area, che detengono la maggioranza, allargata alla Regione con poteri di rappresentanza delegati dallo Stato, da privati o da fondazioni private che concorrono al bilancio e alle attività».
La Storia. La prima proposta di istituzione del Parco del Gennargentu fu portata avanti negli anni 30 dal senatore Avv. Antonio Monni di Orgosolo, ma non ebbe conseguenze sul piano normativo ed attuativo. In questa prima fase si aveva la concezione di parco “conservazionista”, visto con criteri esclusivamente naturalistici. Il problema posto era quello della conservazione di specie viventi o di interi ecosistemi. La tradizione europea suggeriva l’idea di parco, come zona incolta o comunque selvatica, sottratta alle attività produttive umane. Nel secondo dopoguerra si affiancano nuove funzioni quali la ricerca scientifica e ricreativa. In questa concezione gli enti locali non hanno alcun particolar ruolo da svolgere; Il modello è quello della riserva integrale, un territorio in cui non esistono residenze stabili né attività produttive. Nel 1960 viene presentato il progetto parco della General Piani che genera forti malumori tra le popolazioni, che si sentono espropriate del loro territorio e della millenaria gestione che avevano su di esso.
Diverse manifestazioni popolari portano al boicottaggio della progettualità della creazione del parco con la motivazione di qualcosa calato dall’alto.
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