Il direttore Gian Franco Seddone rilancia il tema chiedendo lumi sul futuro della struttura
«L’immobile costruito a Prato Sardo deve mantenere la sua originaria destinazione ovvero ospitare i locali della caserma».
Il direttore dell’APAN (Associazione piccole e medie aziende della Sardegna), rilancia l’argomento non sottovalutando che gli ultimi fatti di cronaca tra smentite e conferme, vogliono che questo stabile diventi un centro d’accoglienza per profughi.
«Se questo dovesse risultare vero, secondo il direttore, allora significa che questo in mano agli immigrati si trasformerà in breve tempo in un vero e proprio rudere senza regole e controllo».
«Ma non solo, nello spazio dove dovrebbe essere allestito il giardino è scontato che diventerà uno spazio per i rifiuti: un vero biglietto da visita per le numerose persone che vi transitato, vista l’attività commerciale esistente a pochi metri dallo stabile.
Non è da sottovalutare che il presidio se dovesse aprire i battenti ai profughi, diventerà anche un centro di smistamento di stupefacenti e altro. Una vera follia».
Per l’associazione di categoria infatti, non basta il taglio dei servizi e degli Enti più importanti che in quest’ultimo periodo si sta effettuando nei confronti del capoluogo barbaricino, i quali davano lustro e creavano indotto economico ma adesso si arriva anche a non volere più il presidio militare che poteva creare opportunità di lavoro e nuovi stipendi.
«Non si rispettano più gli accordi iniziali presi tra Stato, Amministrazione Comunale e Regione Sardegna: rischia di saltare l’impegno preso con le forze Militari quasi ben vent’anni fa».
I primi contatti per portare la Brigata Sassari a Nuoro vennero presi nel 1985 dalla giunta Forteleoni e poi l’accordo venne definito dalla giunta Bianchi lo scorso anno ma non concluso a causa delle nuove direttive ministeriali.
I nostri politici devono intervenire con determinazione perché si rispettino gli impegni, ma anche per non essere ancora una volta, beffati e considerati impotenti o inefficienti a qualsiasi provvedimento che venga preso contro la nostra Comunità.
Sono occorsi 20 anni per la definizione e costruzione della caserma di Prato Sardo.
L’opera doveva essere costruita entro due anni dalla modifica del progetto, ma ne sono trascorsi venti. Il calvario non è ancora finito, l’opera è stata ultimata con una spesa complessiva di € 12.000.000,00.
«La destinazione è un punto interrogativo, quale sarà la sua sorte? La stessa del mattatoio adiacente alla caserma, occupato e distrutto dai rom. Per quella costruzione avvenuta negli anni son stai spesi negli anni 80 oltre cento milioni di lire. conclude il direttore- L’esistenza di quel mattatoio, messo in funzione avrebbe dato oltre 500 posti di lavoro che, assieme all’occupazione della caserma, con i 500 militari, sarebbero 1000 posti con altrettante buste paga con un indotto che avrebbe creato non solo occupazione ma tanta economia. La nostra città è destinata a una lenta agonia che la porterà a sparire definitivamente dalla carta geografica della Sardegna. Lo Stato continua inesorabilmente a tagliare i servizi sopratutto quelli storici della Città di Nuoro senza valutare le conseguenze e senza conoscere la storia.
Una caserma tanto richiesta dalla città, come tanto attesa dai militari dislocati nella penisola che attendono da anni di poter rientrare nella loro terra».