I sigilli sono scattati per l’impianto “Trattamento acque di scarico” e per due aree di stoccaggio di rifiuti speciali non pericolosi, in tutto circa 200 metri quadri di superficie interessata.
Complessivamente, oggi, sono state poste sotto sequestrate tre nuove aree nella zona industriale di Ottana dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe) di Sassari e dai militari della locale compagnia coordinati dal tenente Meloni.
Il blitz è scattato nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Nuoro sulla presenza di ‘veleni’, amianto in particolare, nel suolo e nelle falde legati a decenni di lavorazioni pesanti.
Nella prima delle due zone di stoccaggio sequestrate sono stati rinvenuti rifiuti costituiti da materiale refrattario, nella seconda, invece, materiali filtranti costituiti da sabbie silicee.
Gli accertamenti di oggi hanno appurato che la società deputata alla bonifica dell’area, non aveva proceduto allo smaltimento di parte dei rifiuti prodotti dallo smantellamento dell’inceneritore di servizio. I sigilli apposti oggi dai militari si vanno ad aggiungere ai sequestri effettuati nella stessa zona industriale il 28 gennaio scorso, dopo la denuncia dell’Associazione italiana esposti amianto (Aiea) e di Medici democratici sui numerosi casi di decessi di ex operai di Ottana per malattie potenzialmente riconducibili all’amianto.
Fin a oggi i due poli industriali sardi quali quelli dell’Industria Chimica di Ottana e la zona industriale di Machiareddu (Assemini) non erano stati riconosciuti come siti contaminati dall’amianto e l’INAIL Sardegna nonostante ci sia una documentazione medica e sanitaria precisa sull’argomento raccolta dalle associazioni, non ha ancora riconosciuto le domande di malattia professionale, negando, l’esistenza di un nesso tra chi ha lavorato nell’industria e questa tipologia di malattia.
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