Al termine di una complessa indagine la Procura di Sassari ha formulato l’accusa di usura ed estorsione in concorso nei confronti dell’ex primula rossa del banditismo, l’orgolese Graziano Mesina, del compaesano Giovanni Filinedu, di 38, suo autista, e di Gigi Meloni, di 49, di Sassari, che all’epoca dei fatti contestati dirigeva la filiale cittadina del Banco di Sardegna di via IV Novembre.
A cadere nella loro rete sarebbe stato Marco Milia, conosciuto imprenditore nel settore della ristorazione, figlio dell’avvocato Dino, ex parlamentare e storico presidente della Dinamo, la squadra di basket in cui ha militato anche Sergio, fratello della vittima, ex assessore e consigliere regionale. Secondo la ricostruzione del sostituto procuratore Corinna Carrara, titolare dell’inchiesta, e dei carabinieri del comando provinciale di Nuoro, che hanno svolto le indagini, cinque anni fa l’imprenditore aveva necessità di 40mila euro per iscrivere la Robur, altra società cestistica sassarese, di cui il ristoratore era proprietario, al campionato nazionale di B2. È questo il motivo per cui si sarebbe rivolto a Meloni, suo amico, vicino alla società di basket e grande appassionato.
Qualche mese dopo l’incredibile scoperta: per recuperare i soldi da dargli, Meloni si sarebbe rivolto a Mesina.
Nell’ottobre del 2011 Milia ottenne 40mila euro e apprese che entro il 31 dicembre di quello stesso anno avrebbe dovuto restituirne 50mila: calcolato in un anno, l’interesse applicato era del 150%. Meloni, sostiene la Procura, fece da intermediario tra i due, pur sapendo che si trattasse di un’operazione illecita e adoperandosi per convincere l’imprenditore a versare gli interessi, evocando la fama di Mesina per incutere timore nell’imprenditore. Filindeu, che faceva da autista a Mesina, è finito nei guai per avere partecipato alle trattative e al ritiro delle somme restituite.