Il sogno infranto di un orgoglio tutto sardo
La compagine nuorese composta da 12 coristi ebbe un ruolo determinate per portare la squadra sarda in finalissima.
La Sardegna nonostante la dimostrata superiorità dal punto di vista artistico fu battuta ai voti dalla squadra della Sicilia. Si parlò d’illeciti tra cui anche brogli postali. Visti i meriti artistici, come premio di consolazione la Sardegna ebbe il “Campanile di Giotto”.
La Sardegna tutta, con un entusiastico ”Forza paris”, scese in campo nella fortunata trasmissione radiofonica della RAI condotta da un giovanissimo Enzo Tortora al Teatro della Fiera di Milano e, sbaragliando tutte le altre regioni italiane, arrivò in finalissima con la Sicilia.
Immediatamente si scatenò un acceso duello all’ultimo voto con la Sicilia (allora si votava con l’invio di cartoline postali). Vinse la squadra siciliana, non certo per meriti artistici ma per il maggior numero di cartoline inviate dai siciliani (gli abitanti della Sicilia erano oltre tre volte superiori di quelli della Sardegna), ma non mancarono presunte irregolarità e diversi brogli postali, che indussero gli organizzatori ad assegnare alla squadra sarda a titolo si consolazione il premio “Campanile di Giotto”.
Il ricordo di Tonino Pintori, allora giovane componente del Coro di Nuoro che fu tra i protagonisti dell’avvenimento.
Oltre sessant’anni fa, la fortunata trasmissione radiofonica nazionale “Campanile d’oro”, portava alla ribalta della cronaca il nome della Sardegna in Italia.
Si trattava di una gara canora a squadre tra tutte le regioni d’Italia, la cui regione vincitrice sarebbe scaturita dal numero delle cartoline postali inviate dal pubblico. In tempi come quelli attuali, dove il fenomeno della globalizzazione ci permette di allargare a dismisura gli scambi e le relazioni a livello mondiale in diversi ambienti, una trasmissione radiofonica del genere non avrebbe certo senso, ma allora, in quel lontano 1954/55 la gara mantenne per mesi migliaia di ascoltatori con l’orecchio incollato all’altoparlante delle grandi vecchie radio a valvole. In una Sardegna, che come tutto il resto d’Italia fra tante difficoltà tentava di riprendere a vivere dopo la tragedia dell’ultimo conflitto mondiale, quel “Campanile d’oro” ebbe anche un ruolo di riscatto sociale, con uno scatto d’orgoglio tutto isolano.
Tutte le regioni partecipanti misero allora in campo il meglio del proprio repertorio musicale. Il giudizio era affidato ai radioascoltatori, che dopo ogni incontro potevano inviare il loro voto attraverso una o più cartoline postali. La squadra sarda si presentò sul palcoscenico del teatro della Fiera di Milano (da dove andava in onda la trasmissione radiofonica e televisiva – la tv iniziava allora le prime trasmissioni che potevano essere viste solo in Piemonte e Lombardia) con la cantante Tonina Badas, accompagnata dai chitarristi Piero Gallus e Nanni Serra; gli artisti della famiglia Medas (Maria Rosaria, Emma, Totoi, Mario, Plinio e Francesco); e i prestigiosi cori di Aggius, Alghero e di Nuoro. Il Coro di Nuoro, coordinato da Mario Ganga, e allora composto da: Graziano Delussu, Mario Delussu, Amanzio Marras (tenori primi), Bobore Rubeddu, G. Antonio Canalis, Romano Romagna (tenori secondi), Tonino Pintori (vedi video), Umberto Pintori, Claudio Ticca (bassi primi), Romano Ruiu, Antonello Mele e Diego Tanchis (bassi secondi), ebbe un ruolo determinante nella riuscita della compagine sarda mettendo in campo degli autentici pezzi forti della tradizione canora nuorese, come Non potho reposare, affidata alla voce solista del tenore Mario Delussu e Zia Tatana Faragone per la grande voce del basso Diego Tanchis (ascolta il brano). La squadra nuorese era inoltre composta dal “Quartetto nuorese”, formato da: Giovanni Pintus, noto Merriolu (alla trunfa), Giovanni Todde (all’armonica), Bachiseddu Nifoi (alla foglia d’edera) e Flavio Aru (alla chitarra).
Il coro nuorese preparato per l’occasione da Umberto Pintori (che sostituì il primo direttore Banneddu Ruiu), ebbe un ruolo determinante per l’affermazione della squadra sarda, che dovette misurarsi con le altre regioni d’Italia che presentavano il meglio della propria etnia (l’Emilia si affidò al celebre gruppo Gea della Garisenda e la Sicilia ai Canterini Peloritani).
Nel corso dalla gara che ebbe inizio nell’inverno del 1954 e proseguì fino alla primavera del 1955, la squadra sarda sbaragliò letteralmente tutte le regioni in gara, arrivando a disputare la finalissima con la squadra della Sicilia.
Lo scontro finale si tenne a Milano il 16 marzo del 1955 alle ore 20,30 e l’avvenimento fu trasmesso in diretta Rai sul secondo programma radio, ma ci fu anche una ripresa Tv solo nella zona Piemonte – Lombardia (il segnale televisivo arriva allora solo nel nord Italia).
Ascolta la registrazione originale di Tzia Tatana Faragone eseguita dal Coro di Nuoro nel 1955
La squadra sarda ebbe un successo oltre ogni aspettativa. Subito dopo la gara si diede inizio alla votazione, e la Sardegna tutta restò con il fiato sospeso, dal momento che la Sicilia poteva contare su una popolazione oltre tre volte superiore. Ci fu un appello a tutti i sardi per impegnarsi nell’impari lotta con l’invio di due o tre cartoline a testa.
Alla fine, nonostante la grande differenza di numero di abitanti la Sicilia vinse con uno scarto di soli 189.489 voti, ottenendo 2.720.112 cartoline/voto, contro le 2.530.623 inviate dalla Sardegna.
Per i sardi fu una un’amara delusione, anche perché dopo si seppe che i “rivali” siciliani erano stati agevolati dalla Direzione P.T. con l’autorizzazione a una tariffa ridotta dell’affrancatura postale.
Unanime fu tuttavia il riconoscimento della superiorità artistica della squadra sarda (ci furono autorevoli giudizi da parte di membri dell’Accademia di Santa Cecilia e del Centro Nazionale studi di musica popolare), tanto che per sopperire all’ingiustizia, i dirigenti della Rai dovettero “inventarsi” un premio di consolazione anche se d’oro, il “Campanile di Giotto”, con la scritta alla base del trofeo: ”Premio della Rai e del Centro Nazionale per gli studi di musica popolare alla squadra che meglio ha contributo alla conoscenza del folklore della propria regione”.
Michele Pintore
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