«L’assessore competente parla di 6 milioni di debiti verso le imprese, un consigliere invece di 5… quale è la verità?»
Il consigliere comunale Pierluigi Saiu, rincara la dose e chiede ulteriori delucidazioni sui tempi di pagamento alle imprese evidenziando una preoccupante confusione sull’argomento nella maggioranza che governa il Comune.
«Se infatti l’assessore al bilancio, nella seduta del 22 dicembre scorso, parlava di debiti nei confronti delle imprese per 6 milioni di euro, un consigliere di maggioranza corregge il dato fornito dal suo assessore e parla invece di 5 milioni. La rettifica arriva però solo dopo la denuncia pubblica (da me presentata) sul grave ritardo accumulato dal Comune e la replica dell’amministrazione giunge quasi una settimana dopo il mio intervento».
«Chissà che nel frattempo qualcuno si sia dato da fare per pagare un pò di fatture arretrate. Rimarrebbero da saldare ancora cinque milioni. Una cifra “non eccezionale” secondo chi governa oggi la città. E’ evidente che abbiamo una diversa considerazione del denaro. Ma soprattutto abbiamo una diversa considerazione del lavoro di chi ha a che fare col Comune e deve lottare per avere quanto gli spetta. Perché di questo stiamo parlando: di prestazioni o forniture che il Comune ha ottenuto ma non ha pagato».
Saiu, evidenzia che sempre dopo la sua denuncia, siano stati resi pubblici i tempi di pagamento alle imprese.
«È la seconda volta che succede e purtroppo occorre rilevare che siamo ancora molto lontani dai 30 giorni previsti per legge. Nel 2015 i tempi medi si sono infatti attestati a 76 giorni. Secondo l’amministrazione oggi in cassa ci sarebbero nove milioni di euro. Per parlare di risanamento ci vuole però molta incoscienza. Di questi 9 milioni, più della metà sono soldi che il Comune deve alle imprese (5 milioni di fatture da pagare!). Altri tre sono arrivati da un prestito fatto con la Cassa Depositi e Prestiti SPA. Ricordate i debiti fuori bilancio che si sarebbe dovuto provvedere a coprire con la vendita dell’ex convento? Bene! L’ex convento non è stato venduto e per pagare il debito si è fatto ricorso alla cosiddetta anticipazione di liquidità, un prestito di poco superiore ai tre milioni di euro da restituire in trent’anni. Rimarrebbe un milione di euro. Il primo gennaio 2015 (vale a dire con Bianchi) in cassa ce n’erano quasi due. Niente di nuovo insomma. Non vorrei davvero che questa maggioranza, dopo essersi inventata un buco da 25 milioni di euro adesso si inventasse pure un finto risanamento».
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