Il Gup del tribunale di Lanusei, Paola Murru, ha condannato a 9 anni e 4 mesi Aldo Doa, il muratore di Arzana, di 56 anni, ritenuto responsabile dell’omicidio di Silverio Usai, pregiudicato di 31 anni assassinato a Tortolì, nella zona industriale di Baccasara, la sera del 12 aprile 2014. Il giudice ha invece assolto l’imputato, per non aver commesso il fatto, dall’accusa di porto d’arma: Doa, cioè, in base alla sentenza, non ha portato la pistola nel luogo del delitto. Il processo si è svolto con il rito abbreviato.
Un verdetto che ha lasciato perplesso il difensore, avvocato Marcello Caddori, che si è battuto per l’assoluzione appellandosi alla legittima difesa: secondo il legale il colpo mortale sarebbe partito accidentalmente dall’arma di Usai al culmine di una colluttazione con l’imputato.
I due stavano litigando per uno sconfinamento del cavallo della vittima nel terreno di Doa: Usai avrebbe tirato fuori la pistola e il muratore si sarebbe avventato su di lui per bloccarlo. E’ in quest’istante – secondo la versione del difensore – che sarebbe stato esploso accidentalmente il colpo risultato fatale. «Ritengo, anche da una superficiale lettura del dispositivo, che la sentenza sia illogica e contraddittoria – ha detto a caldo l’avvocato Caddori – illogica per assenza di prove e contraddittoria perché una volta che il giudice assolve l’imputato per il porto d’arma, non si capisce come possa contestargli l’omicidio volontario. Del resto, tutta l’azione che è durata pochi secondi, è stata documentata dai video dei negozi vicini. Aspetto di leggere le motivazioni ma è certo che ricorreremo in appello». Il Pm Nicola Giua Marassi, dopo aver riconosciuto la provocazione e concesso le attuanti, aveva chiesto una condanna a 13 anni e quattro mesi per omicidio volontario e a un anno e sei mesi per detenzione di arma clandestina. Il verdetto del Gup arriva a quasi due anni dai fatti. Subito dopo l’omicidio, quel 12 aprile 2014, Aldo Doa scappò, ma si consegnò ai carabinieri di Arzana 48 ore dopo. Dall’ottobre 2014 il muratore è agli arresti domiciliari lavoratìvi, che gli consentono di uscire per lavoro otto ore al giorno. Con la sentenza potrà proseguire a scontare la pena con le stesse modalità.
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