Lo avevano chiamato “Amore”. Si tratta del piccolo meticcio che padre e figlio di Irgoli legarono al gancio traino della loro Ford Focus e trascinarono per chilometri lungo la strada Provinciale 72 (Irgoli- Capo Comino).
Il cucciolo di appena sette mesi morì tra le sofferenze più atroci.
Solo per puro caso i due furono avvistati e fermati da una pattuglia del Pronto Intervento dei Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Siniscola che in quel momento transitavano nella carreggiata opposta.
Per i due scattò la denuncia in quanto il sistema giuridico e penale italiano non prevede l’arresto per reati di questo tipo. L’episodio sollevò, comunque, un’ampia polemica sui social network, abbracciata subito dalle associazioni per la tutela degli animali e provocando una reazione a catena per cui è stata creata una pagine facebook Vogliamo giustizia per il cane ucciso ad Irgoli e una petizione su Firmiamo.it.
Un fatto di cronaca agghiacciante che fece il giro del mondo, portando tante associazioni animaliste a costituirsi parte civile per la difesa dell’animale
A distanza di due anni, il prossimo primo febbraio, il pastore Giuseppe Piredda, 43 anni, è chiamato a comparire presso il Tribunale di Nuoro davanti il giudice monocratico Daniela Russo per rispondere dell’accusa di uccisione di animali con l’aggravante della crudeltà (544 bis c.p.) e resistenza a pubblico ufficiale.
In questi giorni sono centinaia le persone che stanno inviando migliaia di mail alle redazioni delle testate giornalistiche (tra cui anche Cronache Nuoresi), al Tribunale di Nuoro e altre Istituzioni, tra cui il Sindaco di Irgoli e il Presidente della Regione Francesco Pigliaru, chiedendo giustizia per il cane barbaramente ucciso.
«La crudeltà sugli esseri viventi indifesi è senza giustificazione – evidenziano gli animalisti nelle mail pervenute in redazione – ci uniamo a coloro che nel 2014 hanno appreso con dolore e rabbia l’ingiusta e terribile morte del cane Amore. A distanza di più di un anno, chiediamo giustizia per la morte atroce di un essere innocente, ucciso da un assassino che deve pagare per tanta crudeltà». Per non parlare dell’esempio dato al figlio.
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