Progetto “Maskeras”: tra sacro e profano si rinnova il mistero del rito carnevalesco
Si riaccende in Sardegna la magia del rito dei fuochi di Sant’Antonio. I tradizionali falò dedicati al santo ritornano a rischiarare con le imponenti fiamme l’oscurità dall’imbrunire già dal 16 gennaio in numerosi centri dell’isola. Una delle feste più antiche e cariche di fascino. Un rito millenario e propiziatorio, tra sacro e profano e che anticipa il Carnevale. Tra le manifestazioni più avvincenti ci sono quelle di Mamoiada, Orotelli e Ottana, dove a rendere tutto più suggestivo sono le maschere rituali dei Mamuthones e Issohadores (Mamoiada), Boes e Merdules (Ottana) e Thurpos (Orotelli), con i giri attorno al fuoco, processioni danzanti e rappresentazioni per le vie del paese.
I tre Comuni barbaricini si sono associati attorno al progetto “Maskeras” con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento Unesco come patrimonio culturale immateriale dell’umanità per queste figure che richiamano riti ancestrali legati ad antiche civiltà in Sardegna. «Il protocollo di intesa è il primo passo per la creazione di un comitato scientifico che avrà il compito di presentare la candidatura – spiega Luciano Barone, sindaco di Mamoiada – una task force che coinvolge associazioni, enti, istituzioni, professionisti, studiosi». Mamoiada per tutta la notte sarà illuminata da quasi quaranta fuochi allestiti in vari slarghi e piazze del paese. La festa ha inizio il 16 con la Vigilia, “Su pesperu”, e prosegue fino al 18 gennaio con “Sant’Antoneddu”.
Il fulcro é il 17 con la festa vera e propria dedicata a “Sant’Antoni de su ohu”, racconta Gesuino Gregu, Issohadore e socio della Proloco da quando era adolescente. Tutti i Mamujadinos sono coinvolti fin dai preparativi. «La legna utilizzata proviene da antiche radici di alberi tagliati anni prima, spesso sugherete o roverelle – precisa Gregu – nessun albero viene reciso per l’occasione proprio per non arrecare ulteriore danno all’ambiente».
Da Mamoiada a Ottana tra la Barbagia e il Goceano, Boes e Merdules sono protagonisti il 16 gennaio di “s’Ogulone de Sant’Antoni“. Girano attorno al fuoco per rinnovare l’affascinante e misterioso rito. Si va avanti fino all’alba tra balli, dolci e piatti tipici.
A Orotelli, invece, sono attesi che danzeranno attorno a “Su vocu ‘e Sant’Antoni”, acceso in onore di Sant’Antonio Abate. Tre giorni di festa, tra spettacoli, iniziative e gastronomia»
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