Licio Gelli, ex venerabile della loggia massonica P2, è morto a 96 anni nella sua dimora, Villa Wanda, ad Arezzo, dopo alcuni giorni di ricovero in ospedale.
Il suo nome è stato legato direttamente o indirettamente a decine di inchieste giudiziarie: dal tentato golpe Borghese a tangentopoli, dalla scalata a gruppi editoriali al caso Moro, passando per la strage di Bologna e lo scandalo del Banco Ambrosiano.
Uno dei misteri più intriganti nei quali Gelli sarebbe stato implicato risale al maggio 1943, quando un treno proveniente da sud, carico di 127,5 tonnellate d’oro occultato in casse di legno, giunse alla stazione di Fortezza, in Trentino Alto Adige, sotto stretta sorveglianza delle SS. Il prezioso carico fu stivato in una galleria scavata nella roccia dai prigionieri. Probabilmente nessuno di loro immaginava cosa contenesse quel carico, divenuto poi parte integrante delle riserve della Banca d’Italia. Una grossa parte di quel tesoro scomparve nel nulla: anche in quel caso emerse il nome del “Venerabile”.
Ora è caccia aperta al suo archivio privato di carte che se capitassero nelle “mani sbaglaiae” potrebbero far tremare più di una persona, delle alte sfere politiche, economiche e non solo.
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