Lazio, Lombardia e Emilia Romagna le regioni con l’incidenza più alta
Dall’inizio dell’epidemia di Aids nel 1982 ad oggi, in Italia questa malattia ha fatto circa 43 mila morti su un totale di 67 mila casi conclamati, “come una guerra”. Ad affermarlo è il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Gianni Rezza, sottolineando come tuttavia il numero di casi in Italia sia inferiore a quello di altri Paesi europei.
«Il numero delle diagnosi di Hiv – ha detto Rezza durante una conferenza stampa al ministero della Salute in occasione della Giornata mondiale contro l’Aids – è stabile negli ultimi anni, con circa 3.500-4.000 nuovi casi l’anno, pari a 6 casi per centomila abitanti. Non siamo più tra i Paesi al top della classifica Ue, essendo invece scesi in termini di incidenza, tanto che l’Italia si colloca al dodicesimo posti in Europa. Tuttavia – ha rimarcato – l’obiettivo è scendere sotto questo numero stabile di casi l’anno» Le regioni che hanno mostrato un’incidenza più alta, ha quindi sottolineato Rezza, sono state Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna. I più colpiti sono gli uomini che rappresentano il 79,6% dei casi del 2014, mentre continua a diminuire l’incidenza delle nuove diagnosi nelle donne.
Quanto alla fascia di età maggiormente colpita, è quella delle persone tra 25 e 29 anni. La maggioranza delle nuove diagnosi di Hiv è attribuibile a rapporti sessuali senza preservativo che costituiscono l’84% di tutte le segnalazioni. «Resta il grande problema – conclude l’esperto – del ritardo della diagnosi, sia per l’infezione dell’Hiv sia per la malattia conclamata; un aspetto che impone più forti misure di prevenzione».