In Sardegna solo il 20% usa il web per dialogare con la Pubblica Amministrazione. E con molta insoddisfazione.
Lo evidenzia la Folchetti (Presidente Confartigianato): «I ritardi dell’e-gov aumentano la burocrazia”. Sono pochi e molto insoddisfatti i sardi che usano la Rete per dialogare con la Pubblica Amministrazione. Non si fidano e vivono lo Stato, la Regione e gli Enti Locali come un nemico. E quando si tratta di stabilirci un dialogo, magari online, evitano di farlo in tutte le maniere. Alla fine del 2014, solo il 20,7% degli isolani ha interagito con la Pubblica Amministrazione in Sardegna, compilando e inoltrando moduli on line. Di questi, quasi il 35% si è dichiarato poco o per nulla soddisfatto a causa della difficoltà nel reperire informazioni, per la bassa utilità delle stesse, per la poca disponibilità di notizie riguardanti le proprie pratiche e per la difficoltà di utilizzo dei servizi disponibili sul web. La percentuale di insoddisfazione rilevata, pone la nostra regione al terzultimo posto in Italia, al di sotto della media nazionale (31% di insoddisfazione).
Tra i meno insoddisfatti (quindi i più soddisfatti) gli abitanti della Valle D’Aosta (18,6% di insoddisfazione) e le Province Autonome di Bolzano (20,8%) e Trento (24,7%). Lo dice un dossier di Confartigianato sul rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione on line, e tra cittadini e la rete, dal titolo “Va dove ti porta il digitale”, che ha analizzato una serie di fattori che determinano il gap di dialogo informatico tra chi fruisce dei servizi e chi amministra. “Anche in Sardegna, i ritardi dell’e-gov non contribuiscono a migliorare la situazione delle imprese che pagano a caro prezzo le complicazioni della burocrazia – afferma Maria Carmela Folchetti, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – una eccezione positiva la troviamo con il Suap on line: una innovazione positiva per chi ogni giorno ha a che fare con progetti, cantieri edili, leggi e una burocrazia infinita». In ogni caso, il ritardo dell’E-Gov in Italia costa circa 31 miliardi l’anno: gli artigiani chiedono che il Disegno di Legge di riforma della PA venga rapidamente approvato per poter imprimere una svolta anche sul fronte della cittadinanza digitale.
Se in Sardegna il livello di interazione con la Pubblica Amministrazione è scarso e insoddisfacente, al contrario è alto il livello dell’uso privato che viene fatto della rete. Infatti, nell’ultimo anno ben il 40% dei sardi ha usato il web per ordinare o comprare merci e servizi (quarti in Italia dopo Trentino, Friuli e Lombardia). Ben il 53,6% usa regolarmente le chat o utilizza i forum di discussione (settimi in Italia, prima la Campania con il 58,5%) e ben il 60% ha un profilo social e lo utilizza (ottavi in Italia, prima sempre la Campania). “Probabilmente, all’origine del fallimento delle politiche di e-government c’è, soprattutto, un problema culturale e di linguaggio – conclude la Presidente Folchetti – lo Stato continua a porsi nei confronti del cittadino e delle imprese in maniera conflittuale e criptica. C’è una diffusissima tendenza a nascondere le informazioni anziché a rilasciarle, a detenere in maniera quasi ossessiva lo scettro dei dati piuttosto che a rilasciarli a imprese e cittadini». Anche a livello nazionale, gli italiani utilizzano poco o nulla i servizi online della Pubblica Amministrazione. E anche qui, quando li utilizzano, dichiarano apertamente di non esserne per nulla soddisfatti. Gli italiani che usano la rete per comunicare con la Pa sono circa il 36% della popolazione. Un dato che colloca l’Italia al terzultimo posto nella graduatoria dei 28 Paesi Ue dove la media di utilizzatori di Internet per i rapporti con la PA è del 59%. Peggio fanno solo la Bulgaria (36%) e la Romania (17%). Sempre secondo il rapporto di Confartigianato, i servizi on line della PA sono utilizzati dall’85% delle imprese, una quota inferiore di 3 punti rispetto alla media Europa. Ma il divario con l’Europa aumenta per alcune tipologie di servizi: per le dichiarazioni Iva e contributi in via elettronica gli imprenditori italiani sono il 33% in meno rispetto alla media dell’Ue a 28. L’invio telematico di moduli compilati vede le imprese italiane distanti di 16 punti percentuali dal resto d’Europa. Quanto poi a scaricare moduli dai siti della Pa e offrire beni e servizi il gap con l’Europa è di 4 punti percentuali. Basso il livello di utilizzo di Internet anche per compilare e spedire moduli burocratici: appena il 18% degli italiani ha usato questa modalità per ridurre il tempo in coda agli uffici pubblici.
L’Europa ha una media del 33% e peggio fanno la Repubblica Ceca (14%), la Bulgaria (13%), la Romania (6%). Tra gli italiani che svolgono pratiche on line, prevale l’insoddisfazione per la qualità del servizio offerto dalla Pa. Il 31% di coloro che ha utilizzato Internet per interagire con gli uffici pubblici si dice deluso per 4 motivi: difficoltà di trovare le informazioni, scarsa utilità delle informazioni stesse, difficoltà a comprendere lo stato di avanzamento della pratica, difficoltà nell’utilizzo dei servizi disponibili sul sito web. Va riconosciuto che qualche progresso, tra il 2010 e il 2014, è stato compiuto: gli internauti italiani con rapporti on line con la Pa sono aumentati del 4% ma si è comunque molto lontani dalla Spagna, dove gli utilizzatori di servizi pubblici on line sono aumentati addirittura del 12%, e dal Regno Unito dove sono cresciuti del 10%. Anche i giovani, nonostante la loro maggiore propensione all’utilizzo della Rete, frequentano poco gli uffici pubblici on line. Gli under 35 che ottengono informazioni dai siti web della Pa sono il 24,3% dei giovani internauti, quelli che scaricano moduli della Pa sono il 21,1% e si scende drasticamente al 14,1% per i giovani che effettuano pratiche complete come spedire alla Pa moduli compilati.