Il Capoluogo barbaricino sulle terre civiche ha una storia importante
Il Centro Studi della Sardegna sulle Terre Civiche, costituito presso la sede di Nuoro del Dipartimento di Agraria dell’Ateneo di Sassari, ha organizzato, d’intesa con la Federazione Regionale dei Dottori Agr. For. e con il patrocinio del Comune di Nuoro e del Consorzio Universitario nuorese presso il quale è ospitato il centro stesso , un Seminario di studio, oggi e domani, presso la sala conferenze del museo del costume dell’ISRE a Nuoro.
Al seminario sono intervenuti gli studiosi: P. Nervi (Università di Trento), F. Marinelli (Università dell’Aquila), V. Cerulli Irelli (Università la Sapienza), A. Mattone, A. Merler e F. Nuvoli (Università di Sassari), M. Masia e S. Usai (Università di Cagliari), l’avv. A. Lorizio (foro di Roma) e la dr.ssa C. Ornano, Commissario agli usi civici della Sardegna. Sono previsti, inoltre, gli interventi della dr.ssa Elisabetta Falchi, Assessore regionale all’Agricoltura, e di alcuni dirigenti dello stesso Assessorato.
Il Seminario si articola su un’analisi storica e sulle prospettive di valorizzazione delle terre civiche a favore delle generazioni attuale e future.
A Nuoro è presente Il Centro di studi della Sardegna sulle Terre Civiche. Il centro di ricerca, uno dei più importanti in Italia, intende approfondire gli aspetti e i modelli idonei a una razionale utilizzazione dei beni comuni, promuovendone la salvaguardia e la tutela nel rispetto dei tre requisiti che ne caratterizzano gli usi: imprescrittibilità, inalienabilità, inusucapibilità
In questo senso, il Centro promuove iniziative didattiche, studi e ricerche su temi inerenti gli aspetti storici, gestionali e le prospettive delle Terre Civiche. Intende inoltre programmare incontri di studio, lavori scientifici e collaborazioni con centri e altre istituzioni che abbiano finalità analoghe.
A tal riguardo sarà realizzato a Nuoro il «I Seminario di Studio: Le terre civiche della Sardegna nella prospettiva di valorizzazione delle zone interne».
Il tema delle terre civiche appare di estrema attualità e rilevanza, e può costituire uno strumento in grado di contribuire al rilancio delle zone interne caratterizzate dalla presenza di enormi superfici sottoposte a questo regime d’uso dei suoli che, lungi dal costituire un limite, può rappresentare uno strumento di rilancio economico e ambientale.
La città di Nuoro sul tema degli usi civici ha una storia importante: è nel capoluogo barbaricino che attraverso i motti di “Su Connottu” del 1868 si toccò l’apice della rivolta contro la privatizzazione dei terreni (editto delle chiudende), ma non solo, la questione dell’utilizzo delle terre ad uso civico ha occupato in questi anni un ruolo importante nell’agenda politica nuorese, con movimenti politici e associazioni di cittadini che hanno di recente contestato alcune scelte delle amministrazioni proponendo modelli alternativi. In questo senso il seminario promosso dall’università può essere una grande occasione di formazione e dibattito.
La Sardegna si caratterizza per la presenza, in misura consistente, di terre comuni soggette al diritto di godimento dei partecipanti ad una data comunità, mentre non ha mai annoverato forme di proprietà collettive, appartenenti cioè esclusivamente ai discendenti degli antichi originari. Le forme più comuni di esercizio del diritto di uso civico da parte dei titolari sono rappresentate da: legnatico, ghiandatico, diritto di semina, di pascolo.
La conoscenza del fenomeno è importante non solo dall’angolo visuale storico- giuridico ma anche da quello economico-sociale. Le ragioni dell’affermazione dell’uso civico nel lontano passato sono da attribuire alla necessità di soddisfare le esigenze alimentari di base della popolazione residente. Le mutate condizioni economiche e sociali non devono però far ritenere obsoleto tale istituto anzi devono portare a valutare una più razionale fruizione della risorsa nel rispetto degli usi civici praticati.
Lo stato di questo vasto patrimonio regionale, stimato in circa 300mila ettari, riflette, in generale, la condizione di sempre: scarsità di investimenti fondiari, pratica del pascolo brado, con molteplici casi in cui il carico di bestiame che vi gravita è superiore alla potenzialità produttiva dello stesso pascolo. Allo stato di degrado, riconducibile ad un irrazionale uso delle risorse, se ne deve aggiungere un altro che ha compromesso irreversibilmente la funzione originaria della risorsa suolo. Si allude alla destinazione edificatoria di diverse aree. La Regione Sarda è intervenuta più volte con leggi a sanatoria. Questi usi non conformi alla destinazione agro-silvo-pastorale potrebbero essere evitati una volta ultimato il lavoro di accertamento e di inventariazione delle terre ad uso civico, lavoro che sebbene imposto dalla legge n 1766 del 1927 è tuttora incompleto.
La Regione Sarda, in realtà, si è occupata in modo specifico della tematica sugli usi civici con un’attenzione rivolta alla loro conservazione e all’incremento della potenzialità delle risorse delle terre civiche. Si tratta della L.R. n.12/1994 i cui aspetti qualificanti sono espressi dalla possibilità di predisposizione dei cosiddetti piani di valorizzazione. A tutt’oggi le amministrazioni comunali che hanno predisposto piani di valorizzazione sono poche. Gli aspetti problematici inerenti gli usi civici in Sardegna inducono ad alcune riflessioni. Il conseguimento di una matura consapevolezza sulla vastità e importanza economico-sociale del patrimonio regionale al riguardo, può favorire la promozione di atti di programmazione per la valorizzazione dei territori interessati, pur nel rispetto dei vincoli tradizionali degli usi civici.