A Olbia esonda fiume, paura e decine di sfollati
La severa lezione che nel novembre del 2013 la natura ha dato alla Sardegna con il passaggio devastante del ciclone Cleopatra – 19 morti, centinaia di sfollati e danni per milioni di euro – è servita. Almeno sul piano della prevenzione. Oggi, a due anni di distanza da quei tragici fatti, un nuovo ciclone ha messo in ginocchio l’Isola. Ma questa volta non si contano morti, anche se i danni sono ingentissimi. La macchina della Protezione civile ha funzionato a dovere e l’allerta rossa diramata nelle ultime 48 ore ha consentito di mettere le persone al sicuro. Tuttavia non mancano le polemiche. Perchè a finire sott’acqua sono state le stesse zone colpite nel 2013, nonostante tutti i piani attivati in questi due anni per metterle in sicurezza. L’ondata di maltempo ha investito soprattutto la Gallura, e Olbia in particolare, ma anche il Nuorese, in testa la Baronia, e l’Ogliastra. Città e paesi già piegati da Cleopatra. Meno violento il passaggio del ciclone a Cagliari e in generale nel sud dell’Isola. Per il resto sembra un bollettino di guerra: decine di strade bloccate, ferrovie interrotte, canali e fiumi esondati, case e negozi allagati, un ponte crollato, un altro demolito, decine e decine di famiglie sfollate. E’ tornato l’incubo alluvione. E mezza Sardegna oggi è rimasta “chiusa” per pioggia: niente lezioni a scuola e all’Università, uffici e ospedali serrati. Dopo un primo passaggio nel Cagliaritano, che ha provocato solo allagamenti, il ciclone si è spostato sulla Gallura e sul Nuorese.
E qui ha picchiato duro. A Olbia la pioggia non ha dato tregua nemmeno un’ora, trasformando ancora una volta i canali in autentiche minacce: straripati in rapida successione il rio Siligheddu, il rio San Nicola e il rio Gadduresu, tutti già esondati due anni fa. La Protezione civile aveva pianificato dettagliatamente gli interventi e diffuso ai cittadini vademecum con le regole di comportamento da tenere in caso di alluvione. Gli interventi, nonostante l’emergenza, sono stati facilitati proprio dall’atteggiamento prudente dei cittadini. Tuttavia si contano decine di famiglie sfollate e moltissime case allegate. Il ponte che attraversa il rio Siligheddu, ricostruito dopo i fatti del 2013, è stato demolito.
Il sindaco di Olbia, Gianni Giovannelli, lo ha definito “un tappo” e sulla realizzazione dell’opera, c’è da giurarci, fioccheranno polemiche. Chiuse alcune strade di collegamento a causa di frane e allagamenti. Il primo cittadino ha dichiarato lo stato di emergenza: la città e la Gallura rimarranno “sorvegliate speciali” fino a domani alle 6 quando l’allerta passerà da rosso ad arancione. Gravi problemi anche nel Nuorese, in particolare a Torpè: qui la pioggia incessante ha fatto saltare un canale tombato che attraversa tutto il paese, mandandolo letteralmente sotto’acqua. Complessivamente sono state sfollate 40 famiglie, un’altra invece, di quattro persone, è rimasta isolata a causa del crollo di un ponte.
Il governatore della Sardegna Francesco Pigliaru ha seguito direttamente l’evolversi della situazione, mantenendosi in stretto contatto con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. “Abbiamo tutto il tempo di mettere a posto i danni provocati negli anni da una certa cultura speculativa, oggi il nostro compito è quello prima di tutto di mettere in sicurezza le persone”, ha dichiarato il governatore smorzando sul nascere le polemiche sul dissesto idrogeologico patito dalla Sardegna anche per colpa dell’avanzata del cemento. Nel frattempo, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha annunciato per Olbia “progetti già in fase di esecuzione, e che possono partire, per un importo di 81 milioni di euro”. Domani parte della Sardegna tornerà a vivere senza più l’angoscia della pioggia: a Cagliari, con l’allerta declassata, riaprono scuole, università, uffici e ospedali. Il codice rosso resta in Gallura e nel Nuorese fino alle 6 del mattino. Per Olbia e la Baronia un’altra notte di paura.