La vittima avrebbe avuto la possibilità di vedere in faccia il proprio assassino
Si annuncia lunga e difficile la caccia al killer che all’alba di ieri ha ucciso a colpi di fucile l’allevatore 77enne di Aidomaggiore, Felice Atzori.
Lo sviluppo delle indagini è legato agli elementi raccolti ieri pomeriggio dai Carabinieri del Reparto Investigazioni scientifiche che hanno lavorato per cinque ore al riparo da sguardi indiscreti nell’ovile di Sa Tanga Noa, dove Atzori ha avuto appena il tempo di scendere dalla sua auto, una Chevrolet Aveo, prima di essere freddato.
I Carabinieri della compagnia di Ghilarza e del Comando provinciale di Oristano mantengono uno stretto riserbo perfino sul tipo di arma usata, ma la dinamica, quella “classica” degli omicidi nelle campagne, ovvero del killer nascosto dietro ad un muretto a secco, non lascia dubbi sul fatto che si tratti di un fucile.
A complicare le indagini c’è anche la personalità e il passato della vittima, sostanzialmente una persona tranquilla che si occupava delle sue pecore, delle sue vacche e dei suoi cavalli. Aveva avuto qualche denuncia per furto e aveva anche subito dei furti, ma sarebbero cose lontane che non sembrano sufficienti a spiegare un omicidio preparato e portato a termine con grande determinazione.
L’esame autoptico, è stato eseguito questa sera dal medico legale Roberto Demontis alla Cittadella universitaria di Monserrato: due fucilate esplose a colpo sicuro da breve distanza, questo il referto.
Gli investigatori restano abbottonati su tutti i particolari del tragico agguato, ma i risultati dell’autopsia sembrano confermare che a sparare sia stato un solo fucile, e che la vittima abbia avuto la possibilità di vedere in faccia il suo assassino e che il killer abbia deliberatamente scelto di farsi riconoscere prima di sparare, lasciando all’anziano pastore il tempo di fare qualche passo dopo essere sceso dalla sua macchina.
L’auto della vittima, che ieri sera al termine dei rilievi del RIS è stata portata via e messa sotto sequestro, era parcheggiata al centro di un grande piazzale ben distante da muretti a secco e altri nascondigli, che pure sono presenti nell’ovile, e che però sarebbero serviti all’omicida solo per non farsi vedere fino al momento in cui ogni tentativo di fuga sarebbe risultato inutile.
Intanto, per tutta la giornata, i Carabinieri della Compagnia di Ghilarza e del Comando provinciale di Oristano hanno proseguito l’attività di indagine con una lunga serie di interrogatori che hanno riguardato oltre ai familiari anche amici, vicini di pascolo e tutte quelle persone che in qualche modo avevano contatti, oggi e in passato, con la vittima.