I capigruppo di minoranza Pierluigi Saiu (Uniti per Nuoro), Basilio Brodu (Cambiamento), Salvatore Lai (Movimento 5 Stelle) Giuseppe Montesu (Nuova Nuoro), Nicola Selloni (Centro Democratico) e Salvatore Sulas (Partito Democratico), criticano la scelta della maggioranza di aver diminiuito le commissioni consiliari da 10 a 8.
«Una maggioranza chiusa e arroccata, ha respinto una proposta seria che andava nella direzione di un importante risparmio per le casse comunali e a tutela del sacrosanto principio del rispetto democratico della rappresentanza. sottolineano i Consiglieri –
Nonostante i proclami di apertura al confronto, nei fatti, la nuova amminiustrazione respinge qualunque forma di partecipazione costruttiva delle minoranze. Come quella avanzata ieri. Anche se le emergenze nella nostra città sono altre, dal bilancio di previsione (siamo ancora in esercizio provvisorio) alla sicurezza di scuole e palestre. Un pretesto per riconquistare un po’ di credibilità dopo lo scivolone sulle indennità di sindaco e assessori. Una proposta che però riduce gli spazi di democrazia all’interno del Consiglio e che presenta profili di dubbia legittimità, alla luce delle pronunce della giurisprudenza e degli interventi del ministero dell’interno».
«La proposta da noi avanzata ieri era un compromesso possibile non solo tra rappresentanti di forze politiche diverse e fra loro distanti, era soprattutto il tentativo di conciliare il rispetto del principio democratico della rappresentanza con quello del risparmio sulla spesa. Abbiamo aperto le commissioni a una maggiore partecipazione senza un euro di spesa in più. Anzi. Attraverso l’abolizione del gettone di presenza si sarebbero potuti ottenere maggiori risparmi» evidenziano i capigruppo.
«Purtroppo nessuno nella nuova maggioranza è stato capace di spiegare perché, invece che tagliare due commissari, non sono stati tagliati due assessori. Non solo si sarebbero risparmiate due robuste indennità, si sarebbe fatto a meno di due commissioni che devono essere in numero pari agli assessori. Meno assessori significava infatti meno indennità e meno commissioni. Ma da quell’orecchio la nuova maggioranza proprio non ha voluto sentire, rifiutando qualunque forma di confronto.
Non è un buon inizio. Non solo perché tradisce le promesse fatte, anche se questa sta diventando un’abitudine (vedasi la presidenza del consiglio prima offerta all’opposizione come ruolo di garanzia e poi gelosamente conservata in maggioranza). Non è un buon inizio perché le regole (come nel caso dello statuto) vanno decise insieme. Cambiarle a colpi di maggioranza evidenzia fragilità politica. E’ stata persa un’occasione. Intanto perché lo Statuto ha bisogno di modifiche più sostanziose ma soprattutto perché la nuova maggioranza si è opposta con tutte le sue forze all’abolizione del gettone di presenza nelle commissioni. Un rifiuto incomprensibile».
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