Fonni: class action contro le classi pollaio

Sonia

Fonni: class action contro le classi pollaio

martedì 15 Settembre 2015 - 12:25
Fonni: class action contro le classi pollaio

Un'aula dell'Istituto scolastico (© foto S.Novellu)

Un'aula dell'Istituto scolastico Podda (© foto S.Novellu)

Un’aula di un istituto scolastico (© foto S.Novellu)

Aula sovraffollata  che non rispetta le norme di sicurezza

 Il primo giorno di scuola in Sardegna è iniziato, ma non per tutti: a Fonni è montata la protesta dei genitori di una prima classe della scuola media, che si sono rifiutati di far entrare i loro figli in quella che definiscono una “classe pollaio” e hanno annunciato di continuare la protesta a oltranza fino a quando la questione non si risolve. «I nostri ragazzi sono stati stipati in 28 all’interno di un’aula collaudata, secondo la normativa per la sicurezza, per non più di 26 persone, ovvero 25 studenti più il docente – denunciano i genitori – Non è possibile esporre i ragazzi a rischi. Ma a prescindere dalle questioni logistiche, la costituzione di due classi è indispensabile per garantire livelli adeguati di apprendimento e per scongiurare il rischio di dispersione scolastica già molto alto nelle nostre zone montane».

I genitori si sono riuniti in assemblea insieme alla dirigente Rosa Sanna, ai docenti e all’assessore comunale alla Pubblica Istruzione Tora Mulas e hanno deciso di esporre il problema in una lettera al presidente della Regione Francesco Pigliaru, all’assessore Claudia Firino, ai direttori degli Uffici scolastici regionale provinciale, Francesco Feliziani e Mario Del Rio, e al Comando provinciale dei Vigili del fuoco. Una protesta condivisa anche dal Comune. «L’edificio scolastico non dispone di aule idonee – ha spiegato l’assessore Mulas – l’unico vano di grandi dimensioni ospita l’aula di informatica, che non può essere smantellata perché priverebbe gli alunni dell’approfondimento di una materia importante, ma prima ancora creerebbe problemi strutturali all’edificio, già certificati dall’ufficio tecnico del comune. Quindi non rimane che rispettare le leggi e dare ai ragazzi le aule di cui hanno bisogno».

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