Dal carcere si serviva dei parenti per gestire il patrimonio frutto di una rapina da 3,5 milioni di euro

Sonia

Dal carcere si serviva dei parenti per gestire il patrimonio frutto di una rapina da 3,5 milioni di euro

martedì 08 Settembre 2015 - 13:26
Dal carcere si serviva dei parenti per gestire il patrimonio frutto di una rapina da 3,5 milioni di euro

Nuoro, il Comando provinciale della Guardia di Finanza

Nuoro, il Comando provinciale della Guardia di Finanza

Nuoro, il Comando provinciale della Guardia di Finanza

Sequestrati beni per oltre centomila euro

Nel maggio 2006 partecipò come basista a una rapina a mano armata ai danni della società di sicurezza e trasporto valori “Over Security” di Nuoro, durante la quale furono sottratti circa 3,5 milioni di euro.

Il nuorese Mosè Giuseppe Ledda, l’unico fin ora individuato tra gli autori “del colpo grosso” (all’epoca dei fatti guardia giurata per la stessa società), è stato condannato in via definitiva a otto anni di carcere ma finora la sua parte di denaro non era tata recuperata.

Nonostante il tempo trascorso, i Finanzieri hanno appurato che l’uomo si sarebbe servito dei suoi familiari per occultare la sua fetta di bottino.  Ecco perché gli inquirenti hanno chiesto alla Magistratura di riaprire il caso e in collaborazione con il PM Giorgio Bocciarelli, avviando  l’inchiesta “Cose di Famiglia” che ha riguardato i familiari del pregiudicato.

Secondo la ricostruzione delle Fiamme Gialle, i familiari di Ledda, a partire dalla data della rapina, hanno accumulato ricchezze sproporzionate rispetto al tenore di vita condotto sino ad allora e rispetto ai  loro profili reddituali di pensionato (il padre), di casalinga (la madre) e di lavoratori dipendenti dalle entrate piuttosto modeste (il fratello e la sorella).  L’articolata opera di analisi e di ricostruzione delle dinamiche relative al patrimonio dell’intera famiglia, infatti, ha permesso di delineare l’esistenza una netta sproporzione tra le “entrate” ufficiali e le “uscite” dei suoi componenti.

Questo è il motivo perché ai familiari di Ledda sono stati sequestrati beni per oltre centomila euro, un appartamento, un’autovettura, depositi bancari, buoni postali e disponibilità finanziarie, tutto, sempre secondo gli inquirenti frutto di riciclaggio del denaro “guadagnato” dalla rapina.  Le indagini adesso proseguono per accertare dove sia finito il resto del denaro e per individuare gli altri componenti della banda (si ipotizza che il commando fosse formato da almeno altre quattro persone).

Il sequestro è stato richiesto dal pm della Procura di Nuoro Giorgio Bocciarelli e firmato dal Gip Mauro Pusceddu.

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