L’Associazione chiede incontro urgente con l’assessore alle Attività Produttive Seddone: «in città si concedono spazi pubblici eccessivi»
La prassi consolidata in città di consentire a talune tipologie di attività artigianali di vendere alimenti per il consumo sul posto si sta dilatando oltre ogni ragionevole limite.
A riguardo la Fiepet, la Federazione dei Pubblici Esercizi aderenti a Confesercenti, scrive al nuovo assessore comunale alle attività produttive Marcello Seddone chiedendo un incontro per approfondire la questione oltre ad un intervento urgente finalizzato alla definizione di un regolamento che stabilisca norme chiare che prendano nella dovuta considerazione e nel modo più equo possibile, i diversi interessi contrapposti.
«È vero che la Legge è poco chiara e consente a talune attività (vedi esercizi di vicinato) di far consumare sul posto gli alimenti messi in vendita, ma è altrettanto vero che ne esclude categoricamente la possibilità di effettuare il servizio assistito di somministrazione – evidenzia Confesercenti- A riguardo è utile anche richiamare una recente risoluzione del Ministero dello Sviluppo Economico (n. 146342) nella quale il Ministero ha risposto alla richiesta di parere in merito alla possibilità di vendere bevande per il consumo sul posto, inoltrata da un Ispettorato locale per conto del soggetto titolare di una piccola attività artigianale relativa al commercio di pizza. A tal proposito la Direzione Ministeriale, come da precedenti risoluzioni in materia, ha ricordato che la possibilità di far consumare sul posto i prodotti messi in vendita concessa agli esercizi di vicinato non può essere estesa in linea di principio alle attività tipicamente artigianali. E soprattutto il Ministero considera che il servizio assistito di somministrazione “può essere sostituito … dalla possibilità di garantire condizioni minime di fruizione, utilizzando piani d’appoggio di dimensioni congrue rispetto all’ampiezza ed alla capacità ricettiva del locale, oltre ad eventuali panchine in numero limitato ed altre sedute non abbinabili ai piani stessi”. Tutto il contrario quindi di ciò che si vede in città dove addirittura si concedono spazi pubblici, in alcuni casi veramente eccessivi, ove poter collocare tavolini e sedie per far accomodare la clientela.
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