Il Movimento Omosessuale Sardo: «Quelle parole non possono essere ignorate». Pronta una denuncia per “istigazione all’omicidio”
IL FATTO: “Dichiarazioni contro la legge degli uomini e anche contro la legge di Dio”.
Il Movimento Omosessuale Sardo (MOS) parte all’attacco dopo l’invito ad usare il lanciafiamme contro i gay pubblicato su Facebook dal parroco di Arborea (Oristano), don Silvio Foddis.
ISTIGAZIONE ALL’OMICIDIO: «Quelle parole non possono passare sotto silenzio, né essere ignorate come chiacchiere da bar perché lui non è un semplice cittadino ma un prete a cui, purtroppo, è riconosciuta una funzione sociale di guida e di educazione», spiega per conto del MOS Massimo Mele annunciando la presentazione di una denuncia per istigazione all’omicidio, e invitando le istituzioni della Sardegna, e per primo il Comune di Arborea, a fare altrettanto.
Il presidente del Movimento, Barbara Tetti, definisce le parole di don Floris come “un gravissimo atto di istigazione all’odio e alla violenza omicida” e si augura che «anche la Chiesa sarda, nella persona dell’arcivescovo di Oristano Ignazio Sanna, prenda al più presto provvedimenti contro il parroco di Arborea e dimostri così la sua estraneità ai deliri assassini e all’odio che troppo spesso registriamo dai suoi rappresentanti».
IL VESCOVO MINIMIZZA: Monsignor Sanna, però, minimizza il caso. In una nota pubblicata sulla home page del sito della Diocesi, si spiega che l’arcivescovo ha parlato al telefono con il parroco e «ha appurato … che la sua … è stata una reazione impulsiva e forte ad una foto di grande impatto e, a quanto pare, equivocata, in quanto fuori contesto, a sostegno della pratica del naturalismo». L’arcivescovo, si legge ancora sul sito, «coglie l’occasione per ribadire ed esortare sacerdoti e fedeli a nutrire il massimo rispetto verso tutte le persone e, allo stesso tempo, invitarli a prestare attenzione a quanto viene detto eo si scrive sui social per evitare, anche involontariamente, di ferire la sensibilità e la stessa dignità delle persone”. Le contestatissime parole di don Floris – «un lanciafiamme per riaccendere quello che è quasi spento?..» – erano state pubblicate come commento alla fotografia di due gay postata sul profilo Facebook di un consigliere comunale di Arborea. E rispondendo a una ragazza che gli chiedeva se non ritenesse quelle parole quantomeno inopportune per un prete, le aveva confermate senza esitazione aggiungendo che sarebbe potuto «andare anche un pò più in là», perché «non possiamo sorbirci tutte le porcate di questo mondo».
IL PARROCO SCUSA: Intanto, sempre su Facebook, dove aveva pubblicato il proprio commentato, arrivano le scuse del parroco don Silvio Foddis.
«Dopo una giornata in cui si è dato libero sfogo ai commenti e alle gratuite offese sulle mie parole – scrive il prete – consapevole che in ogni caso il cristiano è chiamato a fare il primo passo, per quanto mi risulti difficile capire tutto questo, chiedo scusa a chi si è sentito offeso per quello che non voleva essere assolutamente una offesa. Non chiedo a nessuno di fare altrettanto. E come io sono responsabile di quello che scrivo, così lo sono tutti gli altri che hanno commentato», conclude don Silvio.
Le contestatissime parole del parroco (“un lanciafiamme per riaccendere quello che è quasi spento?”) erano state pubblicate come commento alla fotografia di due gay postata sul profilo Facebook di un consigliere comunale di Arborea.