Mano nella mano intorno al Liceo Fermi contro il Ddl "La buona scuola"

Una barriera umana per proteggere la nostra scuola

Liceo Fermi, flash mob contro il Ddl “La buona scuola” (© foto S.Novellu)

In quest’ultimo periodo non si parla d’altro. Ha scatenato scioperi e manifestazioni in tutta Italia, su tutte quella del 24 maggio a Roma, cui hanno aderito quasi 10.000 persone: si tratta del disegno di legge denominato “La buona scuola”.

Contro questa riforma, non ancora approvata, ieri (29 maggio), il Liceo Scientifico e Linguistico Enrico Fermi, è stato abbracciato idealmente da una enorme catena umana, formata da professori, studenti e personale A.T.A.

Una protesta importante, con una differenza notevole rispetto a tutti gli altri scioperi: questa volta, gli studenti sanno esattamente per cosa si protesta, essendo stati informati da un documento scritto dagli stessi docenti e personale A.T.A.  della scuola, con l’obbiettivo di rendere noto agli allievi e alle relative famiglie i motivi della protesta. Elencati i vari punti sui quali si basano i motivi del dissenso, il documento termina con una frase pronunciata dal maestro Richet nel film Gli anni in tasca di François Truffaut: «Il mondo non è giusto e forse non lo sarà mai, ma è necessario lottare perché ci sia giustizia, bisogna farlo: le cose cambiano, ma lentamente; le cose migliorano, ma lentamente…e i cambiamenti si ottengono solo reclamandoli energicamente…».

Questa frase è divenuta il simbolo della protesta del Fermi: si crede in un cambiamento e, sempre nei limiti del legale, si cerca di far sentire il totale dissenso, mettendo anche in atto, una manifestazione originale e coinvolgente, per ribadire: «ci pensiamo noi a proteggere la scuola».

Ma quali sono i punti della riforma che vengono contestati? Perché si protesta? Lo abbiamo domandato ad un professore, a uno studente e al personale A.T.A.

Perché i docenti protestano contro questo disegno di legge? Perché approvare il Ddl significa approvare le deleghe in bianco, finendo ad avere un numero maggiore di ore frontali che porterà problemi sia a noi professori sia agli studenti. Inoltre si conferirebbero poteri enormi ai presidi. Questi ultimi, poi, non sarebbero non sarebbero selezionati più basandosi sul titolo di studio, rischiando così di fornire potere a persone non sufficientemente preparate. (Professor Manca, docente di spagnolo)

Perché gli studenti protestano contro la “buona scuola”? Noi studenti siamo contro la privatizzazione della scuola; credo, inoltre, che gli stage di cui si parla nel Ddl dovrebbero essere attinenti al corso di studi, i ministri che si occupano dell’istruzione dovrebbero far parte del mondo della scuola, dovrebbero viverla. Sono anche contro le prove invalsi: uno studente deve essere valutato secondo l’intero anno e non secondo un questionario a crocette. Senza contare che il personale delle pulizie pomeridiane, per i mesi delle vacanze estive si troverà disoccupato e questo non mi sembra giusto.

Perché il personale A.T.A. protesta contro il Ddl? Perché ci saranno grandi tagli al personale, quest’anno, solamente in Sardegna, sono state chiuse 34 scuole e noi ci chiediamo, quando le scuole chiudono il personale dove finisce?

Tanti sono, quindi, i problemi e i dubbi che suscita questa riforma che, se approvata, genererà una scuola divisa in due livelli: scuole di serie A (per chi può permettersele) e scuole di serie B (per il resto della popolazione); una scuola in cui i momenti di competizione aumenteranno, una scuola in cui la separazione fra alunni normodotati e alunni disabili sarà sempre più evidente, una scuola non buona come recita il Ddl bensì quasi distruttiva.

Antonio Delpiano

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Sonia