Tanca Manna: mangiare il pane come si faceva 3600 anni fa

Uno dei forno di tipo “nuragico” ricostruiti a Tanca Manna (© Foto Cronache Nuoresi)

Ricostruiti i forni dopo l’ennesima distruzione

Vedere con i propri occhi la realizzazione, con strumenti di 3600 anni fa, di ceramiche e oggetti in bronzo, e provare persino il sapore del pane nuragico è un avvenimento imperdibile. Ma ci sono sempre i soliti vandali pronti a devastare per il solo gusto di distruggere.

È la terza volta che a Nuoro nel sito di Tanca Manna gli archeologi e i volenterosi artigiani ricostruiscono i forni per la cottura del pane e delle ceramiche nella due giorni dedicata all’archeologia sperimentale che si è conclusa ieri accanto al villaggio e al nuraghe.

Già due volte, infatti, alcune persone di scarso intendimento hanno distrutto la recinzione per poi demolire i forni che con tanta cura erano stati costruiti durante gli eventi dimostrativi di archeologia sperimentale.

La lodevole manifestazione dal titolo C’era una volta… Tanca Manna, oggi è stata ideata nell’ambito del progetto di valorizzazione dei siti archeologici per il Comune di Nuoro a seguito della campagna di scavi iniziata nel 2013 e promossa dall’Assessorato all’Ambiente della città con il coinvolgimento della Soprintendenza di Sassari e Nuoro, e dell’Università di Bologna.

Oltre ai laboratori e alle visite guidate sono stati organizzati incontri didattici per le scuole in collaborazione con l’Istituto Luigi Oggiano di Siniscola. Circa 80 studenti sono stati coinvolti attraverso i progetti di alternanza scuola-lavoro banditi dall’ufficio scolastico regionale coinvolgendo i corsi Turistico, Amministrativo e Informatico.

Il pane come si faceva nel periodo nuragico (© Foto Cronache Nuoresi)

L’archeologo Demis Murgia, referente locale degli scavi di Tanca Manna, ha illustrato il progetto: «l’idea è quella di ricostruire – nello spiazzo accanto al nuraghe – una porzione del villaggio». Si tratterebbe di un’area dedicata all’archeologia sperimentale dove si dovrebbero riprodurre un paio di capanne del sito che hanno come caratteristica quella di conservare nella muratura i fori per i pali che servivano per sostenere il tetto, accanto a cui riproporre la coltivazione di alcune colture del tempo.

Il percorso del pane: Gli archeologi hanno cavato l’argilla e ricostruito diverse copie delle teglie nuragiche in cui veniva cotto il pane, dotate di un’ansa per l’estrazione. Per la ricostruzione del forno si è partiti dal fondo d’argilla, rinvenuto con gli scavi, ossia la piastra di cottura creata per far scivolare meglio le teglie e per agevolare la pulizia. Fondamentale l’abilità nella costruzione a secco di Elias Mura che ha collaborato gratuitamente al progetto. In questi forni è stato poi cotto il pane non lievitato o poco lievitato, con farina integrale d’orzo insaporito con spezie o con uva passa e miele.

Accanto ai laboratori erano presenti gli stand di artigiani, artisti e il mercatino del biologico (BioSardinia) che ha presentato l’iniziativa “cibo per il corpo e per la mente” organizzata da Flora Polis: sulle buste dei prodotti bio è stato apposto un bollino interattivo da cui si possono ottenere informazioni sulla cultura e il territorio.

L’auspicio è che questa volta si possa proseguire con il progetto di ricostruzione e che il sempre maggiore coinvolgimento delle scuole e della cittadinanza possa scoraggiare gli insensati atti di vandalismo.

Michela Sardo

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Sonia